Helena - Geebran Warchausky


Il cinema di Geebran Warchausky esige un pubblico attivo, capace di completare, con il proprio lavoro interpretativo gli spazi che il regista lascia tra un testo (pretesto) cinematografico e l'altro. Helena è un cortometraggio sperimentale nel senso più completo del termine in cui le pause, gli spazi bianchi tra un rigo e l'altro, sono importanti almeno quanto il testo filmico; caratterizzato da una cura formale notevole e da un'attenzione al dettaglio che lo rende un lavoro intellettualmente molto ricco, tanto da richiedere una seconda e una terza visione per essere gustato appieno. Ne abbiamo parlato con il suo autore.


1. Helena è "una visione" (e come visione conserva caratteri controversi, tra reale e non reale). Credi che il cinema abbia la capacità di indagare le profondità dell'inconscio? 
Credo che il cinema, come mezzo di espressione artistica, abbia infinite possibilità di creare una scena e ritrarla in migliaia di fotogrammi che costituiscono l'essenza del film. In questo senso, il cinema rappresenta per me una grande opportunità per poter esprimere in immagini in movimento la mia idea del mondo interiore del personaggio.

2. Ci è sembrato che la riflessione fatta nel tuo cinema sia centrata su due direttrici principali; "l'essere (umano)" e "la natura del cinema". Sei d'accordo su questo punto? Cosa puoi dirci a riguardo?
Meditando sulla tua domanda devo ammettere che non la pensavo così; tuttavia ho potuto trovare, nella tua posizione sull'argomento, il mio processo di creazione del film. L'idea era principalmente quella di provare una messa in scena con un budget ridotto ma ugualmente con una forte preoccupazione per la fotografia. L'altro aspetto che ha richiamato la mia attenzione è l'universo della psiche umana, i suoi modi variabili, ondivaghi, di vivere la tragedia. Se penso a queste cose credo di poter dire di essere d'accordo con la sua posizione perché da una parte dedico il soggetto ad un aspetto psicologico del personaggio, e dall'altra, la realizzazione pratica medita sulla natura del cinema, che rimanda direttamente alla plasticità e meccanica della produzione di una scena, ai suoi elementi e tecniche congiunte che necessitano di un montaggio finale per poter finalmente comprendere e mostrare sullo schermo l'intenzione del regista.

3. Helena presuppone uno spettatore attivo, uno spettatore, cioè capace di riempire i vuoti della narrazione, o, ancora meglio, capace di accettare il mistero che sta nelle sequenze e tra le sequenze. Sei d'accordo? Quale pubblico pensi sia più adatto al tuo cinema (se pensi che ci possa essere un pubblico più adatto di un altro)?
Si, sono d'accordo; non a caso ho sempre detto che mi piacciono i film che chiamano l'interpretazione del pubblico. Ricordo che quando ho scritto questo cortometraggio, ho voluto intenzionalmente lasciare situazioni aperte, non concluse, suggestive. Dopo aver visto Suspiria di Dario Argento, e aver visto molto tempo fa Santa Sangre di Jodorowsky, ho deciso di ricreare un aspetto dei fondamenti della personalità dell'individuo, anche in accordo al mio interesse per le opere di Jung, Lacan, Freud, tra gli altri. Tra questi aspetti possiamo fare riferimento alla nostra idea di morte e a come cambia a seconda del contesto culturale del personaggio; successo, amore, rottura del rapporto paterno e/o materno, tra gli altri. Il mio tema qui era la rottura del rapporto con la madre, ovviamente in modo astratto, strutturale e non strutturale, organico. Anche l'idea di rompere l'arco classico della storia, qui non c'è un arco regolare, il film né ha una fine né un inizio.
 

4. Il tuo film è caratterizzato da una notevole perizia tecnica e da un suono che è fondamentale per godersi appieno l'opera. Cosa significa per te fare film?
Credo sia fondamentale ed indispensabile avere la conoscenza tecnica e la capacità di ottenere il massimo dalle diverse apparecchiature e tecnologie a disposizione, ovviamente con un'importante base di senso estetico e plastico. Qui ritorneremmo a un'idea che vede la natura del cinema come espressione di alto artigianato, che vede l'importanza dell'elaborazione della messa in scena così come del montaggio.
 

5. Puoi dirci a cosa stai lavorando in questo momento?
Al momento sono in trattative con alcune società di produzione a Città del Messico per valutare la realizzazione del mio prossimo cortometraggio HELENIA, che è una versione estesa di Helena, nella quale aggiungo una storia più definita, con nuovi personaggi e ambienti.
La mia idea, con questi che potremmo definire veri e propri esperimenti, è quella di sviluppare continuamente nuove storie sul personaggio di Helenia, utilizzando diverse proposte scenografiche e luministiche, poter provare i movimenti di macchina, le composizioni dinamiche, i toni narrativi da utilizzare nei miei prossimi lavori, come Forerunner e Horizons , il mio primo progetto di lungometraggio.
 

Ringraziamo Geebran Warchausky per la sua disponibilità e ci diamo appuntamento a breve per parlare di altri film in rassegna al Sipontum Arthouse International Film Festival. Intanto vi lasciamo con le parole della giuria.

Volutamente frammentato e incompiuto, Helena è un'opera ermetica che traduce in forma visiva le immanigi e le narrazioni interiori. Caratterizzato da una preponderanza dell'aspetto formale/visivo su quello narrativo/logico e scandito da una montaggio piuttosto dinamico, è opera che ricompare nella mente dello spettatore, a distanza di tempo, sotto forma di frammento. (Vincenzo Totaro)

 

 


 

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