I vincitori della sessione "Estate 2024" e le parole della critica sulla selezione ufficiale

Mentre proseguono i lavori di rimodellazione della rassegna e la ricerca di ulteriori spazi distributivi per le opere che partecipano al Sipontum Arthouse International Film Festival (in questo senso dovremmo avere delle grosse novità in partenza per il prossimo anno), si conclude la sessione estiva di questo 2024 che ha visto il nostro catalogo arricchirsi di opere di assoluto interesse cinematofrafico (e più genericamente artistico).

E' sensazione generale, tra i giurati, che l'asticella della qualità si sia ulteriormente alzata nel corso di questo 2024 rendendo più difficoltosa la scelta dei vincitori; un cinema realmente indipendente che lascia ben sperare per il futuro.

"Alcuni autori sono ormai degli amici della nostra rassegna, altri stiamo imparando a conoscerli e ad apprezzarli; di confortante c'è una vitalità, originalità e prossimità ai problemi esistenziale e materiali dell'uomo, anche in forma metaforica, che per certi versi è superiore al cinema di cassetta: siamo orgogliosi di poter apprezzare e far conoscere questi lavori e proveremo ad allargare il bacino di utenza" dice Adriano Santoro direttore artistico del festival.

Ricordiamo al lettore e agli autori che dalla seconda metà di ottobre ripartiranno le proiezioni live presso "La Traccia Nascosta - Sound Recording Studio"; verranno proiettati una selezione di lavori provenienti dalle selezioni ufficiali, di questa e delle passate edizioni. 

Ed ora ecco a voi la lista dei vincitori di questa edizione.


 


 

Di seguito raccogliamo le impressioni della critica sulla selezione ufficiale.

 

Drifter di Yang Yixuan.

 

Realizzato con una tecnica d'assalto che non di rado ricorda i primi tentativi della Nouvelle Vague (vedi tutta la sequenza iniziale nella città, con tanto di passanti che si accorgono della macchina da presa e guardano dritto in camera), l'eterogeneità fotografica, lo stile nervoso ed estemporaneo, rendono il lavoro fresco e pieno di prospettive originali e interessanti. C'è vita in questo film [...] Brave le interpreti che oscillano nei rimandi, cinematograficamente orientali, da In The Mood For Love a Terrorizers, passando per Ritorno a Seoul. (Vincenzo Totaro)

I rumori della città di Milano fanno da sottofondo ad una storia di conoscenza e poi di inevitabile confidenza tra due ragazze.
Mi è sembrato di rivedere un po' una pellicola francese ... I non detti riescono a dare un tono alla narrazione
La frase finale rimanda al vagabondare solitario di ciascuno immerso nella propria vita, ma che inevitabilmente si ritrova a condividere momenti con chi si incontra sulla propria strada, magari per caso. (Anna Egidio) 

12 And More Omissions di Jordan Lisi

Un esempio affascinante di cinema indie, dove la fotografia gioca un ruolo cruciale nel trasmettere il tono e l'intensità emotiva della narrazione. [...] I colori sono dosati con precisione, riflettendo le stagioni e il loro impatto emotivo sulle storie. La luce naturale, spesso sfruttata per sottolineare la solitudine o l'intimità dei momenti, contribuisce a creare un'atmosfera quasi documentaristica, accentuando la vulnerabilità e la sincerità dei protagonisti. (Antonio Universi)

Micro-budget ma ambizioni alte. Ambientato in tre diverse località, a ognuna delle quali è associata una stagione, il film di Jordan Lisi rivela padronanza espressiva e visione poetica molto ben rappresentate. Buona direzione, buon cast, musicalmente coerente. L'entusiasmo dell'autore va incoraggiato. (Carmine Totaro)

Uno stile originale che però riecheggia in un universo cinematofrafico ben riconoscibile: malinconico come i film dei Duplass, combattuto come i film di Kit Zahuar o ancora più come quelli di Alex Ross Perry, documentaristico come i film dei Ross Brothers: Il film di Jordan Lisi viene da questo mondo ma contiene una voce originale e personale concedendoci quell'aspetto poetico dell'amore attraverso una visione empatica e partecipata. (Vincenzo Totaro)

Out di Daniel Miguela e Valentino Canale


Video musicale interpretato dal noto attore Jonis Bascir,  presenta momenti particolarmente apprezzabili, soprattutto le scene girate in carcere. (Carmine Totaro)

Pezzo orecchiabile e ben interpretaro viene accompagnato da questo video che è un piccolo cortometraggio; presenta una bella dinamica interna, mai didascalico nel racconto visivo non disturba ma risulta un valido compendio al brano musicale. Piacevole da tutti i punti di vista. (Vincenzo Totaro)

Don't open the door di Bahador Roshan

Quelle mura che prendono il respiro degli attori … seguendo le emozioni e comprimendosi con esse man mano che la narrazione viene portata avanti. La fotografia che da forma alla storia.
Buonissima performance attoriale di tutti gli interpreti.(Anna Troiano)

La regia riesce a mantenere un tono di realismo crudo, sostenuto da una fotografia che mette in risalto l'angustia degli spazi chiusi e l'incertezza che pervade i personaggi. L'uso della luce e delle ombre amplifica il senso di claustrofobia e il costante stato di allerta in cui vivono i protagonisti. [...] Un'opera cinematografica che riesce a trasformare una situazione quotidiana in un potente veicolo di critica sociale e politica. Nonostante le risorse limitate, il film riesce a trasmettere una tensione emotiva autentica e a offrire uno spaccato della vita sotto un regime oppressivo. Un cortometraggio che, con la sua sobrietà e intensità, merita di essere visto e riflettuto. (Antonio Universi)

L'idea alla base del film non è certo delle più originali, tuttavia riesce a catturare l'attenzione dello spettatore già dalle prime immagini. Lo spazio ristretto amplifica dialoghi, tensione e interesse. Ottime regia e interpretazioni. Suggestiva l'immagine di chiusura. (Carmine Totaro)

Archipelago di Clayton D. Moss


Delicato, potente; diretto… “trafigge”.
L’arcipelago ben rende l’immagine di emozioni condivise che riaffiorano senza mai del tutto inabissarsi. (Anna Troiano)

In buona sostanza un mockumentary, un lavoro di finzione confezionato come un documento intimo e drammatico. Buona dinamica interna. Coinvolgente e commovente. (Antonio Del Nobile) 

The Last Request di Taha Mohammadi


Il Neorealismo ha fatto scuola in tutto il mondo. La sceneggiatura ha scelto la nota patetica e nonostante sia un po' carico sentimentalmente è un valido lavoro.(Antonio Del Nobile)

Film classico dall'impianto neorealista. Sceneggiatura semplice ma efficacissima (siamo quasi al grado zero di Abbas Kiarostami). Quando un film ha qualcosa di urgente da condividere si capisce già dalla prima inquadratura; questo è il caso di The Last Request. [...] Ottima la prova degli attori (anche se in alcuni casi vira sul patetico e non era necessario perché la storia e le interpretazioni erano già abbastanza potenti di per sé). (Vincenzo Totaro)

Western Illness Eastern Medicine di Zihan Cheng


Colonna sonora interessante, in contrasto con il tratto punk delle immagini (Giuseppe De Salvia)

Il corto è disseminato di simboli e metafore e non credo di essere riuscito a decifrarle tutte. Ad esempio le facce degli occidentali dal sorriso giallo erano associate a delle colonne dell'antica Grecia. Altre sono di più immediata lettura: la gatta che la osserva e aspetta il cibo. L'orologio e il suo inesorabile ticchettìo . Muri scrostati, Certe facce mi hanno ricordato Grosz e Dix.
Buona ed azzeccata la colonna sonora. Mi arriva molto bene l'idea che siamo esseri dolci incapsulati in corazze aggressive e deformi in un contesto oppressivo. Anche se non c'è esplicito riferimento alla pioggia mi ha evocato atmosfere piovose e grevi alleggerite da una certa ironia. (Antonio Del Nobile)

Interessante narrazione attraverso disegni dal tratto vibrante che comunicano emozioni chiare e dirette.
Molto particolare anche il movimento scenico che può sembrare semplice e banale e invece rende molto bene la reiterazione, l’automatismo.  (Anna Troiano)

Sonata Para Un Calendario di Carmen Rosa Vargas

Quadri nel quadro che si accavallano, rincorrono, si mescolano, dialogano tra loro fino a quando quella porta di casa si chiude con quel rumore che dice: fine... (Anna Troiano)

Le riprese in bianco e nero e i primi piani intimi creano un'atmosfera immersiva e riflessiva, nonostante l'assenza di dialoghi.
La regia di Vargas utilizza la fotografia e la musica per costruire tensione e trasmettere emozioni, rendendo il cortometraggio non solo un'opera d'arte visiva ma anche un'esperienza emotiva potente.
L'interpretazione di Salas è convincente e toccante, e il film riesce a trasmettere anche grazie alla scelta di una fotografia flat un messaggio universale sulla routine, la solitudine e la ricerca di significato. (Antonio Universi)

Io non sono razzista, ma... di Marco Locurcio e Stefano Cinti


Tema importante per il brano di questo video musicale girato a Bruxelles. Si parla di razzismo e delle contraddizioni nelle quali cadiamo un po' tutti prima o poi. Efficace nel veicolare questa riflessione. (Carmine Totaro)

Gustosa riflessione in chiave swing sul razzismo (ma forse il tema vero è la contraddizione, l'incapacità di una società di vedersi dentro).  Il tono leggero e scanzonato, alla Rocco Papaleo diciamo così, dona vigore e freschezza a questo video che si lascia apprezzare sotto tutti i punti di vista. Divertentissima la reazione del malcapitato che si deve sorbire tutta la manfrina sul "noi" e sul "loro". Ottimo. (Vincenzo Totaro)

La Terra Desolata di Rocco Anelli

Il racconto della voce …. Il racconto dell’immagine… il racconto di alcuni particolari che narrano di quotidiano, di verità, di cura, amore, famiglia. (Anna Troiano)

Molto originale l'idea delle riprese della nonna che parla nella cornice in mezzo a quello delle altre foto dei trapassati. (Antonio Universi)

Una lunga teoria di oggetti accumulati nel tempo; raccontantano di vita passate e testimoniano per il futuro. Sullo sfondo la voce appena comprensibile della protagonista che perla in dialetto. Siamo introdotti così in una vita, in una esistenza e nel suo tempo. Documentario solido e ricco di Poesia (Vincenzo Totaro)

Flâneurs di Ivano Lollo


Mi piace molto il contrasto tra staticità e dinamicità che è venuto fuori nella "narrazione", in una città in continuo movimento si resta statici ed inermi con se stessi prima e con tutto il resto poi. (Anna Egidio) 

Radiografia del rapporto tra la Città e il suo Abitatore, al quale la città impone un solo imperativo: correre. Correre anche sottocarico. [...]  In questo video l'ambiente urbano è una centrifuga straniante e respingente. Una città che è ultramoderna in virtù del fatto che non ci si può fermare e neanche rallentare. Infatti i due protagonisti corrono anche quando sono fermi, vedi i fotogrammi dei piedi uniti e bloccati dei nostri eroi che continuano a vorticare da fermi. [...]  A dispetto della grande enfasi pompata e promessa dai Futuristi che cantavano le magnifiche sorti e progressive delle città industriali che sfidavano il cielo. Eccole le nostre città ora. In una certa misura però il corto futurista lo è, in quanto incarna cinematograficamente e segnatamente nel montaggio il concetto di Dinamismo.(Antonio Den Nobile)

Cortometraggio ambientato in una riconoscibile Bologna, scorre ipnotico in immagini frammentate e sovrapposte, all'inizio più chiare e poi sempre più frenetiche e meno definite, come le vite (nascoste) che si consumano in luoghi chiusi (palazzi, treni, aerei) oppure all'aperto, lungo le strade, arterie di quella realtà viva nella quale quasi tuti siamo immersi.  (Carmine Totaro)

La città, in questo caso Bologna, tende ad essere vicina alla metropoli delle avanguardie storiche in cui una realtà ipercinetica prevale sul movimento tendente al punto di personaggi anonimi e senza identità che si muovono da fermi. La Bologna di oggi come la Parigi delle avanguardie di cent'anni fa. Per quanto riguarda i due personaggi, invece, sono due essenze anonime e sballottolate qui e lì in un mondo che si muove veloce a loro discapito; la presenza costante di treni e ferrovie rimanda ad altri che si muovono mentre lor sono fermi. Ma i personaggi principali sono anche simili ai protagonisti di "In Interim" di Stan Brackhage, con questo incontro che non si completa mai, persi in questa selva di palazzoni di periferia, ponti, inferriate e gru per nuovi palazzi svettanti in costruzione. (Vincenzo Totaro)

When I Look At You di Uisdean Murray

 

Godibile videoclip che accompagna un brano musicale con i metodi del cinema classico, realizzando una narrazione parallela a quella della canzone. Bello lo stile e il montaggio. (Vincenzo Totaro)

The Window di Nabat Shir

La finestra che diventa un filo unico che ricama la vita di Vivien … l’attraversa, l’accompagna,mostra, rivela, custodisce , cura!
Una fotografia che colora e decolora la vita della protagonista, ben raccontata dalle performance attoriali delle attrici. (Anna Troiano)

Più che la metafora della finestra mi ha colpito il girarsi indietro della bambina che guarda e considera sé stessa vecchia. Se potessimo, tutti, da bambini, avere questa possibilità (e se qualcuno ce lo insegnasse, di considerare la totalità della propria esistenza) forse durante la vita faremmo scelte più concentrate. Un film esoterico in un certo senso. Il cinema, forse più della letteratura, è capace di condensare in una sola immagine un insegnamento di difficile assimilazione. Un "satori" di sapore occidentale. (Antonio Del Nobile)

Le immagini morbide e i movimenti di macchina vellutati catturano la bellezza nascosta e le ombre della vita di Vivian, utilizzando la finestra come filtro tra il mondo interno ed esterno. Le inquadrature contemplative e i giochi di luce evocano il senso di malinconia e rimpianto, rendendo ogni scena un quadro vivente. La capacità di Shimizu di trasmettere emozioni profonde attraverso le immagini fa emergere la poesia visiva del film, coinvolgendo lo spettatore in un viaggio emotivo intenso e riflessivo. (Antonio Universi)

 



 

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