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Visualizzazione dei post da 2021

Helena - Geebran Warchausky

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Il cinema di Geebran Warchausky esige un pubblico attivo, capace di completare, con il proprio lavoro interpretativo gli spazi che il regista lascia tra un testo (pretesto) cinematografico e l'altro. Helena è un cortometraggio sperimentale nel senso più completo del termine in cui le pause, gli spazi bianchi tra un rigo e l'altro, sono importanti almeno quanto il testo filmico; caratterizzato da una cura formale notevole e da un'attenzione al dettaglio che lo rende un lavoro intellettualmente molto ricco, tanto da richiedere una seconda e una terza visione per essere gustato appieno. Ne abbiamo parlato con il suo autore. 1. Helena è "una visione" (e come visione conserva caratteri controversi, tra reale e non reale). Credi che il cinema abbia la capacità di indagare le profondità dell'inconscio?   Credo che il cinema, come mezzo di espressione artistica, abbia infinite possibilità di creare una scena e ritrarla in migliaia di fotogrammi che costituiscono l&

Lo sfregio (The Scratch) - Alessandro Chirico

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  La cosa che in questo film, a nostro avviso, emerge di più già dalla priva visione, è l’importanza del sottotesto; la situazione descritta è il pretesto per parlare di qualcos’altro. Tutto comincia quando Mario torna a casa (vive nella ricca Ginevra) e nel parcheggio sotterraneo trova un SUV parcheggiato al posto suo; all’inizio non capisce, resta per diversi secondi a osservare quel macchinone (che è grosso almeno il triplo della sua utilitaria). Si vede quindi costretto a parcheggiare sulle strisce gialle, accanto a quello che sarebbe il suo posto di diritto, regolarmente affittato... Con la sua regia compassata e attenta capace di lavorare su più strati e mettersi ogni tanto da parte a favore del profilmico, uno stile più vicino a certe istanze nord europee che prettamente italiane (vedi il Ruben Östlund di Forza Maggiore ) e grazie a una sceneggiatura ben scritta, il SUV misterioso diventa segno di significati stratificati; prevaricazione, crisi d’identità, di coppia, di class

K scende in una tomba a tholos - illustrazione di Mirko Cusmai ispirata al film in concorso "The Man Who Measures The World"

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   I film in concorso al Sipontum Arthouse International Film Festival ispirano anche il mondo del fumetto. L'autore di questa illustrazione è Mirko Cusmai , tra le altre cose disegnatore dell'albo Sexy Mafia , ultimo volume della graphic novel Lady Mafia . Mirko si ispiratosi al K. del film The Man Who Measures The World di Irene Gianeselli in concorso al SAIFF e vincitore del premio per il miglior attore.   Fotogramma tratto da The Man Who Measures The World di Irene Gianeselli Mirko ha immanginato K. interpretato nel film da Luigi Mezzanotte , mentre scende in una tomba a tholos fatta di documenti... seppellito vivo dalla burocrazia. Ringraziamo Mirko per questa splendida illustrazione e attendiamo con trepidazione di conoscere quali film della rassegna ispireranno ancora le sue matite.  

Il misuratore del mondo - Irene Gianeselli

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  Quando si parla di Kafka sul grande schermo, immediatamente si pensa a un tipo di cinema di marca fortemente autoriale. Alcuni esempi illustri ci riconducono a Orson Welles con Il processo (1962), certamente l’opera più compiuta, mai realizzata, ispirata alla bibliografia dell’autore praghese, ma anche il tentativo interessante di Soderbergh nel suo Delitti e segreti (1992) che ha goduto di minor fortuna in termini di critica e di pubblico. Con Irene Gianeselli , giovane e talentuosa regista pugliese, entriamo in una nuova visione kafkiana, segnata dalle atmosfere mediterranee e rurali innestate su una struttura narrativa e interpretativa che dichiara apertamente la sua origine teatrale (e non si tratta di un difetto, in questo caso). Il risultato finale è senz’altro un’opera originale e piena di spunti interessanti che è valso alla Gianeselli e a tutta la sua troupe, l’ingresso nella selezione ufficiale del David di Donatello (notizia che abbiamo appreso con immensa felicità,

Selected Milk - Jose Luis Ducid, Alfonso Camarero, Maria Meseguer

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  Il lavoro più controverso della sessione di Novembre del SAIFF si è guadagnato sul campo un premio alla sceneggiatura e una menzione d'onore. Un film coraggioso e decisamente diverso dal solito, che comincia proprio con un attacco frontale al principio base del cinema, ovvero l'immagine in movimento. Selected Milk denuncia il trucco che sta alla base del fare cinema e blocca l'immagine e la vita in una serie di "Freeze Frames" sui quali gli autori ci hanno ricamato una storia molto interessante. Realizzato durante la prima ondata pandemica, quando tutto il mondo era fermo, anche il cinema si ferma e lascia soltanto alle parole e ai suoni il compito di portare avanti un discorso che con le immagini ha un rapporto fugace. Già in Lisa & Emma di László Bús che abbiamo visto in questa stessa sessione, l'immagine cinematografica provava, senza riuscire, a raccontare una realtà; in Selected Milk fa un passo ulteriore e abdica definitivamente. Ne abbiamo discu

On/Off - Nicolas P. Villarreal

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  Il cinema di Nicolas P. Villarreal è caratterizzato da una forte impronta personale, un' autorialità densa di richiami e rimandi al cinema e all’arte; ma si tratta di richiami che non sono indispensabili, per lo spettatore, ai fini della comprensione del testo filmico. Un cinema colto dunque, ma non intellettuale. On/Off è un cortometraggio di animazione che medita sul tema dei social network e sulla possibile influenza che essi hanno sulla concetrazione delle menti (specie quelle creative). L’opera, priva di dialoghi, espone la questione attraverso una narrazione piuttosto chiara e pone domande più che cercare risposte o emettere giudizi di sorta. Esiste una possibilità tecnologica (enorme), esistono delle insidie e dei problemi di natura completamente nuova che la tecnologia nuova porta con sé e pone al consesso umano. Cosa sarebbe successo se Beethoven, mentre era intento a creare la Sinfonia n.9, fosse stato distratto dai like o cuoricini sui suoi profili Facebook o Inst