FOCUS - A volte ritornano, fantasmi e presenze nel cinema arthouse: Gioia di Eduardo Castaldo e The Binding Bell di Jeremiah Holt
Anime che tornano; per aiutare, per essere aiutate, per recuperare consapevolezza o per farla raggiungere a chi ancora appartiene a questo mondo. E' questo il trait d'union di due film così vicini e per altri versi così lontani tra loro, giunti nell'edizione invernale del Sipontum Arthouse International Film Festival e che non hanno mancato di affascinare pubblico e giuria. The Binding Bell - Jeremiah Holt In questo dittico particolare la fa da padrona l'atmosfera onirica e sospesa, una sensazione da dormiveglia un cinema che tende ad aprire porte su (sarebbe meglio dire in questi casi "da") altri mondi. I risultati espressivi risultano complementari: The Binding Bell , complice anche la scelta del bianco e nero e le proporzioni delle immagini (4:3) resta una porta aperta sull'altrove alla maniera dei racconti ottocenteschi, romantici e scapigliati (da Poe a Maupassant passando per Bierce, Luigi Capuana ecc..) è intriso di un mood vagamente lynchiano.