FOCUS - il cinema espanso di Ilaria Pezone
Ilaria Pezone |
Tra gli autori più rilevanti passati al Sipontum Arthouse International Film Festival possiamo certamente annoverare Ilaria Pezone.
Per dare alcune coordinate al suo cinema e incanalare il discorso nella nostra prospettiva, dobbiamo fare un piccolo passo indietro e parlare del New American Cinema Group (NACG), movimento cinematografico veramente indipendente fondato da Jonas Mekas all'inizio degli anni sesssanta.
In un'ottica di nuovo umanesimo, il NACG si dichiara inoltre pratica di rinnovamento dell'arte e della vita insieme: <<siamo per l'arte ma non a spese della vita. Non vogliamo film falsi, patinati, puliti - li preferiamo grezzi, sporchi, ma vivi;>> [...] Deriva da questo la convinzione che il nuovo cinema sia radicato nelle forme dell'improvvisazione, in cui storie e personaggi lasciano spazio allo scorrere informe della vita. (Giulia Simi - Jonas Mekas, cinema e vita, ETS, Pisa, 2022 p.34).
La casa della Stella |
Il cinema di Ilaria Pezone nasce, a nostro avviso, da questa esperienza cinematografica; diventa una sorta di stella solitaria all'interno della galassia messa in piedi da Jonas Mekas, una galassia esplosa da tempo e rintracciabile oggi in frammenti sparsi in tutto il mondo; una sorta di Big Bang cinematografico.
C'è, nel cinema della Pezone, una notevole propensione alla verità preferita alla forma, anche se è la verità stessa, in definitiva, a creare nel suo cinema volta per volta le sue forme.
Annoying Asmrrrr |
C'è, nel cinema della Pezone, una propensione allo sguardo artistico stratificato; da una parte la meditazione sulle forme artistiche e gli artisti sconosciuti alle prese con le loro ultime creazioni (è il caso dei Ritratti temporali),
Ritratto temporale 3 - Alessandra |
dall'altra una forma di meditazione sulla propria esistenza artistica, messa continuamente in discussione. Una meditazione che si palesa con inquadrature della stessa autrice che entra nell'immagine sotto forma di riflesso negli specchi o vetri oppure ombra proiettata sul muro (con tanto di macchina da presa come estensione di sé). Ilaria Pezone c'è sempre nei suoi film; non si limita a una comparsata hitchcockiana ma diventa elemento riflessivo e autoriflessivo del film.
La casa della Stella |
Ne viene fuori una tesi umana e politica, forse involontaria: la vita è già di per sé un'opera d'arte, sempre diversa e sempre contraddittoria. Questo discorso viene portato avanti con immagini e parole e non senza una sana e corposa dose di autoironia.
Questa natura artistica dell'esistenza viene fuori anche dalla protagonista de "La casa della stella" forse l'unica a non essere un'artista in senso stretto, essendo una astrologa (ma con una storia personale e familiare completamente immersa nell'arte).
La casa della stella |
Questa natura artistica dell'esistenza umana viene fuori anche quando l'autrice è alle prese con questioni più personali, con immagini familiari.
1510 Sogno su carta impressa con video |
In 1510 Sogno su carta impressa con video, folgorante esempio di Found Footage Film, l'immagine diventa sogno, ricordo distorto mediato dalla forma artistica; la pellicola dipinta in cui parenti vicini e lontani, vivi e morti, si alternano sullo schermo lasciando un' impronta al contempo delicata e angosciante.
1510 Sogno su carta impressa con video |
La forma, nel cinema di Ilaria Pezone, appare secondaria, ma è proprio questo suo essere collaterale che alla fine marca ogni film con uno stile forte e secco, privo di ridondanze fastidiose e incredibilmente libero da elementi di autocompiacimento (pericolo sempre dietro l'angolo con operazioni cinematografiche di questo tipo).
Ritratto Temporale 2 - Emanuele |
Un cinema che in definitiva va ben oltre le coordinate cinematografiche di riferimento e si fa frammento di vita, irripetibile e improvviso. Anche quando è l'autrice stessa a fissare dei limiti già dal titolo, come nel caso dei ritratti temporali (che sono sì dei ritratti che si svolgono nel tempo ma anche temporalmente definiti in un momento o perido ben preciso), anche in questo caso l'immagine scappa via, il discorso scappa via, prende strade diverse e si fa vita e si fa arte.
Vi lasciamo con alcune riflessioni del presidente di giuria del Sipontum Arthouse International Film Festival sul cinema di Ilaria Pezone. Il primo testo si riferisce alle considerazioni messe su carta in occasione dell'ultimo lavoro presentato al festival dalla regista (Temporal Portrait 3 - Alessandra). Il secondo intervento, invece è una riflessione sul corpus di opere che è stato possibile visionare, un campione che riteniamo indicativo per poter azzardare una riflessione personale e più generale sul cinema "espanso" di Ilaria Pezone.
Buon cinema Arthouse a tutti!
1. Attraverso frammenti viene fuori la dimensione specifica dell'essere artista. Questa dimensione è la ricerca, il senso della ricerca, la curiosità, con tutto il corredo di insicurezze, incertezze e interrogativi di cosa sortirà dalla ricerca stessa e di dove si arriverà a piantare un primo paletto, che sia esso estetico oppure di consapevolezza. E soprattutto di creazione. Essendo la Pezone essa stessa una ricercatrice/ricreatrice le è connaturato capire e descrivere e narrare come le percezioni e i vissuti personali si possano tradurre linguisticamente in "manufatti" artistici, più universalmente comunicativi. Alla fine di questa ricerca c'è lo stupore, che è anche il fine infantile di essa, " Infans" nel suo significato etimologico è propriamente il rimanere senza parole o il non averne ancora.
2. Il cinema della Pezone è contraddistinto da un doppio sguardo sul mondo e sulla vita, quello di chi càpita per la prima volta sulla terra e nello stesso momento di chi ci abita da centinaia di anni. Il suo problema, ma è anche il suo obiettivo, è quello di dire cose non banali a proposito della vita e dell'arte.
La Pezone dunque sembra approcciare a questi temi da un altrove e come tale si porta dietro la verginità dello sguardo e la purezza delle reazioni, non rinuncia cioè ad una sorta di curiosa innocenza nell' avventurarsi nel microcosmo che ha deciso di guardare. I suoi lavori spesso prediligono artisti e si possono a buon diritto considerare dei documentari in bilico tra intervista e confessione. Il suo interesse precipuo è scattare delle istantanee in movimento sull'indagine che questi vanno vivendo sul rapporto arte vita.
Nello stesso tempo l'autrice dà l'impressione anche che conosca ciò che è stato detto e visto a proposito dell'arte e degli artisti da coloro che l'hanno preceduta, che vivono da sempre in questa società, dai quali vuole distinguersi producendo parole nuove, concetti nuovi, originali. Punti di vista che hanno la loro scaturigine in lei stessa, non in un discorso di tradizione e tantomeno di scuole di pensiero. la Pezone si pone come specchio e filtro. Da tante piccole cose si intuisce che il suo discorso è anche un altro, soprattutto un altro. L'autrice è artista in divenire essa stessa... impegnata negli stessi dilemmi dei suoi testimoni, il discorso sugli altri artisti diventa il suo discorso, una lunga indagine su se stessa. Ilaria intreccia i suoi documentari con la propria anagrafe e colla propria identità, si pensi alle numerose fugaci inquadrature di se stessa riflessa su specchi, vetri, superfici riflettenti, (ma anche ombre?) quasi a suggerire di se l' immagine di una Medusa.. un filtro che le impedisce di guardasi negli occhi per timore di restare pietrificata. Non è questa forse la più terribile paura di un artista? Perdere il rapporto con il flusso della Vita e fossilizzarsi, cristallizzarsi in sterili e ripetitive forme vuote di senso .
All'interno dei suoi documentari e accanto ai suoi personaggi ella diventa una presenza fantasmatica e maieutica nello stesso tempo..
Una sua specificità è quella della umana ironia che traspira dai suoi lavori, compresi quelli più sperimentali. (Antonio Del Nobile)
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