UN CERTAIN REGARD - Flâneurs Di Ivano Lollo

 

Cominciamo dal titolo: I Flaneurs  sono coloro che se ne vanno in giro senza meta per la città prendendosi il loro tempo per osservare, oziare e interagire con il mondo circostante senza alcuna fretta di "concretizzare" un'azione ma con la necessaria intenzione di "conoscere" la realtà che li circonda; Prévèrt, per esempio, potrebbe essere considerato un Flaneurs e il suo ozio amoroso per Parigi, percorsa in lungo e in largo nel corso della sua infanzia, giovinezza ed età adulta, si è poi concretizzato nel Realismo Poetico, realizzato in coppia con Marcel Carné. Il Flaneur è un personaggio poetico insomma, un po' artista e un po' perdigiorno.

I Flaneurs di Ivano Lollo, però, hanno perduto questa verve poetica originaria e il loro girovagare da fermi in giro per la città si concretizza in un continuo essere sballottolati di qua e di là, tra ferrovie ad alta velocità e vecchi muri sbrecciati, ponti, palazzoni di cemento e scuri sottopassi, occasionalmente qualche portico; tutto questo muoversi in apparenza è senza meta e senza anima.

 

Lo stile del film, realizzato in ripresa a passo uno, girato in pellicola con una vecchia Bolex 16 millimetri, contribuisce in modo sostanziale a questa sensazione di giungla urbana dove un essere umano letteralmente non si raccapezza ma perde ogni riferimento in un mare di cose e movimenti inutili. Muoversi all'interno della città equivale quindi a non muoversi affatto, perché tutto ciò che vediamo non entra nel campo semantico di una qualche conoscenza ma viene assorbito dalla realtà contemporanea ipercinetica e votata al consumo di cose tempo e spazio; i soggetti diventano così un tantino sfocati, sembrano servomeccanismi di una realtà non comprensibile.

Ivano Lollo viene da 10 anni di attività presso la Cineteca di Bologna; e il suo cinema e la rappresentazione della città risentono piacevolmente di quel background cinematografico (inteso sia come conoscenza di storia del cinema che come conoscenza delle tecniche cinematografiche) e ci restituisce una Bologna in bianco e nero che nonostante la sua corsa esponenziale verso il progresso non riesce (forse) a disumanizzare del tutto i suoi anonimi abitanti.



L'incontro tra quelle che sembravano due marionette in giro per la città improvvisamente diventa speranza di un incontro tra due anime, due presenze private di profondità che adesso diventano un po' meno sfocate.

 


Se prendiamo in considerazione la realtà di questo incontro non riusciamo a non pensare a In Interim di Stan Brackhage come una sorta di fratello maggiore di questo film: lì era la timidezza dei due personaggi, immersi in una realtà moderna che non favoriva gli incontri, ad impedire che si concretizzasse il loro sentimento; qui si è perse anche la timidezza come ogni altra forma visibile di umanità; i personaggi sono automi senza uno scopo apparente all'interno di una società disumanizzata.

 

Ma all'interno di queste dinamiche l'incontro è ancora possibile, riconoscere l'altro è ancora un' opzione reale nella miriade di cose da fare e nel flusso di una quotidianità che tende a superare l'individuo.

Flaneurs è un'opera sentita che richiama alla mente la stagione migliore del cinema sperimentale, nella sua forma allo stesso tempo più classica e originale.

Flaneurs ha vinto due premi al Sipontum Arthouse International Film Festival; Best Experimental Film e Best Editing.


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