The Dead of Summer - Xan Blacker e Owen Gundry

 

L'opera del duo londinese si muove su sentieri misteriosi che conducono dritto nella parte più profonda dello spettatore (che sia un giudice del festival, un critico o uno spettatore comune la reazione è sempre la stessa).
Una storia intensa messa in scena con una regia piuttosto "morbida" e un intreccio che prosegue per ellissi e flashback all'interno di un mondo che sta sempre in bilico tra fisico e metafisico. Il tutto impreziosito dalle interpretazioni di Dower e Cawdron, credibilissimi nella parte dei due fratelli che si sono persi di vista da un po' e si ritrovano per il funerale dei genitori (della madre). Un incidente stradale li costringe a proseguire a piedi verso la casa dell'infanzia; un viaggio reale e simbolico allo stesso tempo... nel mezzo c'è tutta una vita di ricordi e di mancanze...
Abbiamo avuto modo di parlarne con Owen; Xan è appena diventato padre ed era molto impegnato, ne approfittiamo per fargli i nostri più cari auguri.


1. Il film ha una struttura circolare; si apre con un ricordo (parziale) e termina con lo stesso ricordo a cui si aggiungono i pezzi mancanti (la foto di famiglia); in mezzo "amabili resti", vissuti, ricordat e riproposti. Una struttura circolare che potremmo definire proustiana (Alla ricerca del tempo perduto). Puoi dirci qualcosa in più su questo struttura e sulla genesi della storia?
La genesi della storia è personale. Come succede per i fratelli nel film, anche io mi sentivo lontano da mio fratello. Ho pensato che potesse essere il funerale dei nostri genitori un'occasione per vederci e confrontarci ancora. Forse avremmo potuto viaggiare insieme in macchina - tra il funerale e il veglia? Tuttavia riuscivo solo a immaginarci educati per l'occasione e poi separarci per sempre. Avevo bisogno di qualcosa in più per far muovere le cose. Così ho immaginato l'incidente d'auto. Il viaggio a piedi dei fratelli verso la loro casa familiare consente una relazione tra i due che mancava da tempo, una relazione volendo anche forzata. L'idea era un viaggio semplice e realistico, partendo dallo schianto e dal successivo confronto fisico tra i due, per poi finire con il ritorno della loro relazione allo stato di un tempo; un disgelo. Questo però, da solo, poteva essere noioso e quindi abbiamo scelto di bilanciarlo con la rivelazione della loro morte nell'incidente. Questo "espediente" permette loro di tornare al tempo della loro infanzia. In questo modo la storia di superficie - "I fratelli smetteranno di litigare?" - è una trama secondaria della trama principale che guida il film - (nella morte) 'Saranno separati o rimarranno insieme e si uniranno alla loro famiglia già passata dall'altra parte?' Dato che la loro lotta era priva di tensione ed era essenzialmente povera in termini drammatici - iniziava con un combattimento per finire armoniosamente. Avevamo bisogno della svolta e di seminare abbastanza in modo da promettere allo spettatore che qualcosa stava arrivando, un qualcosa che però non offuscasse la semplicità del viaggio dei fratelli. La struttura circolare da te menzionata è stata la nostra risposta a questo problema.
 


2. Rimaniamo in parte nel campo letterario; abbiamo trovato due elementi simbolici molto forti nel film: il ponte, che fa riferimento a un passaggio (inteso anche come vita/morte) e la barca che, per lo stesso concetto espresso poc'anzi, rimanda a una sorta di idea dantesca (Caronte e traversata dello Stige). Cosa puoi dirci su questo punto?
Sì, la barca e il ponte sono simboli che prefigurano la svolta della morte. L'attraversamento dal mondo dei vivi a quello dei morti e particolarmente espresso dalla barca che, come tu dici, in questo modo, somiglia all'attraversamento dantesco dello Stige. In realtà, penso che la metafora più forte che abbiamo trovato sia stata il veicolo a motore. Quello è la chiave che permette l'attraversamento della porta d'ingresso tra i due mondi, una soglia della trascendenza. La storia inizia con l'incidente d'auto e il silenziamento del suo motore e si conclude con il tentativo dei fratelli di avviare il "defunto" trattore della loro infanzia. Con l'accensione del motore del trattore essi attraversano la soglia e raggiungono la loro famiglia. Abbiamo sottilmente drammatizzato questo momento. All'inizio il giro di chiave non funziona e il rombo ci porta oltre; vediamo un flashback di un momento prima nel film, come se fosse frutto dell'immaginazione di uno di loro; nella scena successiva, infatti, il fratello maggiore sembra come se si fosse svegliato per un attimo nella realtà, come se avesse preso coscienza di trovarsi in una specie di sogno. Immagino che se non avessero messo da parte con successo le loro differenze, il loro viaggio di ritorno a casa sarebbe stato funestato da forze antagoniste in agguato, al di là delle loro coscienze. Non sarebbero tornati a casa, probabilmente.
 


3. La vostra regia è caratterizzata da un tocco leggero e dall'attenzione ai dettagli (narrativi ma anche scenici); il profilmico ha un ruolo fondamentale e ciò che non entra nella cornice dell'inquadratura è escluso solo per ragioni di tempo, viene prima o dopo, non viene oltre l'inquadratura stessa. Questi elementi rendono il film particolarmente piacevole nelle successive visioni perché si scopre sempre qualcosa di nuovo. Sei d'accordo? 
Si, sono d'accordo. Per spiegare i diversi periodi di tempo del presente e del passato abbiamo composto varie "prefigurazioni". Queste hanno lacune e incongruenze e raccontano al pubblico qualcosa di insolito che accade con il tempo (e nel tempo). Ci sono cose che se anche operano a livello inconscio alla prima visione potrebbero essere comprese completamente in ulteriori visioni.
Ma penso anche che questa faccenda di mostrare l'assenza, che è una qualità insita del tempo, sia fondamentalmente anche un elemento molto cinematografico,  forse uno dei suoi trucchi più meravigliosi. Provare qualcosa in virtù della sua assenza.
Riconosco anche la leggerezza del tocco che hai menzionato. Volevo davvero mostrare la loro morte come immaginavo potesse essere effettivamente. Se la loro morte è stata istantanea, forse l'intera storia ha preso posto in pochi secondi nella mente di uno o  di entrambi i fratelli, potrebbe sembrare come un sogno e si muovono con una qualità surreale, quasi senza "timone", e questo "modo" regala maggiore enfasi ai semplici episodi mostrati, dettagli apparentemente banali. Questo è un vero attacco alla trama classica, che forse è una cosa stupida fare in questo modo. Però ci piaceva anche l'idea di dare la profondità che meritano le cose normali. Mostrare il passaggio tra la vita e la morte attraverso un litigio infantile messo in atto da due quarantenni. C'è un po' di umorismo qui, il comico che scaturisce dal tragico.


4. Com'è stato lavorare a quattro mani (Xan / Owen)?
Ha funzionato molto bene.
Avere due occhi e una mente in più per me è stato determinante. Poiché avevo scritto io la sceneggiatura  era troppo vicino al racconto, troppo coinvolto; come si dice, non avevo la giusta distanza. Questo fatto è diventato evidente con le varie revisioni della sceneggiatura. Abbiamo dovuto lavorare attraverso molte modifiche, molte, per trovare una struttura che alla fine ci ha soddistatto.
Xan, poi, ha un ottimo
istinto quando si tratta di editing e con il suo orecchio per la musica  e la sua capacità di adottare un tono presciso è stato in grado di armonizzare le transizioni complicate, operazione della quale la storia aveva bisogno.


5. Abbiamo trovato i due interpreti superlativi. Puoi dirci di più su Dower e Cadron? Com'è stato lavorare con loro?
È stato meraviglioso lavorare con loro. Avevo incontrato Dower molti anni fa e quando  l' ha contattato per il film, lui mi ha suggerito Cawdron per il secondo fratello. Loro sono vecchi amici, il che significava che non dovevamo preoccuparci troppo di coltivare la loro chimica. Si è dimostrato un passaggio piuttosto fluido, armonioso, e anche questo fatto, a mio avviso, ci dice qualcosa di importante sulle loro qualità attoriali.
Questo è stato il primo lavoro in cui abbiamo diretto gli attori per davvero;  ricordo una telefonata con Alex prima di iniziare riprese.  Chiese se c'era qualcosa di specifico che doveva fare, pensare, considerare. Gli dico che non pensavo di darlgli indicazioni particolari in proposito e lui mi sembrò molto sollevato e a suo agio. Cominciammo da lì. Di tanto in tanto controllavamo che fossero soddisfatti della sceneggiatura e sapessero con chiarezza cosa volevano fare; e così li abbiamo lasciati andare avanti e ci siamo goduti le loro esibizioni. Penso che abbiano molto talento ed è stato un vero piacere lavorare con loro.
 

 

Ringraziamo Owen Gundry per la sua disponibilità e ci diamo appuntamento a breve per parlare di altri film in rassegna al Sipontum Arthouse International Film Festival. Intanto vi lasciamo con le parole della giuria.


Molto ben fatto sotto tutti gli aspetti. Fotografia e cambi di luminosità eloquenti. Movimenti di macchina magistrali. Sceneggiatura a orologeria. La cosa che ho apprezzato di più è stato il modo di trattare il tema del "passaggio" evitando toni contriti, piagnucolosi o melensi. Insomma i due registi non tirano lo spettatore per la giacchetta costringendolo ad avere pena per i due fratelli... (Antonio Del Nobile)

Dialoghi essenziali e scene efficaci a raccontare le due diverse personalità dei fratelli, i cui dissidi, in seguito ad un incidente stradale che li costringe a percorrere la strada verso la casa di famiglia per celebrare il funerale della madre, riemergono prepotentemente. Bella la similitudine usata secondo la quale è sempre il fratello minore( quello ,a detta dell'altro, è ritenuto essere il più forte tanto che i genitori gli lasciano guidare il trattore) a " porsi alla guida" anche ora. (Manuela Boccanera)

Due facce interessanti e credibili, perfettamente calati nel ruolo. Tanti non detti che raccontano più di possibili ed eventuali dialoghi espliciti. Il risultato: Una poesia!(Adriano Santoro)

Opera legata a ragioni intime profonde, vive di sussulti, di inversioni di rotta e improvvisi squarci su un passato lontano e felice. Costruito in un modo atipico e frammentario, riesce a coinvolgere lo spettatore in un gioco di rimandi continuo tra la vita interiore dei personaggi e quella di chi guarda. (Vincenzo Totaro)

 


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