I vincitori di Febbraio 2022 e le parole della critica sulla selezione ufficiale
Venerdì 4 marzo, con la proiezione di alcuni dei lavori in gara, si concluderà la terza edizione del Sipontum Arthouse International Film Festival; una terza edizione ricca di lavori di pregio provenienti da tutto il mondo. La giuria "ringrazia anche gli autori dei lavori che non sono stati selezionati e augura a loro tutto il meglio per il prosieguo".
Ecco la lista dei lavori che sono risultati vincitori.
Raccogliamo di seguito le impressioni dei critici sui 16 film in conocorso.
The Last Step Of An Acrobat di Cesare Bedognè
Come un sogno, come una poesia. Come un mito. Di queste tre cose "L'ultimo passo di un'acrobata" ha tanto e chi volesse divertirsi a scoprire quanti rimandi contiene questo mediometraggio greco/italiano non ha che di rivederlo. E lasciarsi andare ai giochi di associazione che inevitabilmente produce. Simbolismi e metafore si rincorrono come elementi di una fuga musicale. Del sogno ha le incertezze temporali e la struttura antinarrativa, della poesia ha le immagini E poi c'è l'elemento umano, l'acrobata sul filo dell'esistenza, i piedi costretti a toccare la corda ma magicamente sottratti alla gravità.(Antonio Del Nobile)
Displacement di Maxime Corbeil-Perron
Una cura ludovico in piena regola...Interessante il risultato finale, una immagine che non si esplica mai completamente e parte da una luce naturale (il fuoco) e passa alla luce elettrica che riesce a illuminare molto meno aumentando il mistero dell'immagine "dientro la luce".(Vincenzo Totaro)
Beautiful Lie di Hristijan Kostovski
Una storia ben concepita impreziosita da attori veramente eccellenti. Una regia di prospettiva, con spunti di originalità e mestiere. Gira tutto bene in questo film. (Antonio Del Nobile)
Opera toccante che ha diversi pregi, il principale, forse è quello di averci fatto conoscere una coppia formidabile di attori. (Manuela Boccanera)
Ants Walking Over An Armpit di Juan Zadala e Yahira Salazar
"A ruota libera". Uno dei performers targati anni settanta/ottanta
ancora attivi. Eredi della tradizione "surrealista" . Forse siamo di
fronte ad un documento di come si intendeva il cinema indipendente e
sperimentale nei decenni precedenti agli anni novanta, quando dominava
il concetto di surrealismo al quale il film dichiaratamente si ispira. Molto stimolante. (Antonio Del Nobile)
Mara: The Seal Wife di Uisdean Murray
Molto ben fatto, che attinge, per quanto riguarda la storia, nelle tradizioni delle isole del mare del nord. Ma che affonda le sue radici nella cultura Inuit. C'è una bellissima fiaba Inuit che parla appunto di un pescatore, uomo solo, che chiede in sposa una foca. La fiaba è riportata nello stupendo libro della Pinkola Estes "donne che corrono coi lupi". Che è un saggio sulla natura insegnativa delle fiabe circa i percorsi dell'anima. Il film mantiene in filigrana questa caratteristica e secondo me la sua lettura assume ulteriore profondità a sfaccettature alla luce della fiaba. Il mare, i litorali e le scogliere selvagge delle isole nordiche sono a pieno titolo protagonisti del film.(Antonio Del Nobile)
House-to-house di Mohammad Baqer Hoseini
Regista di grande prospettiva, una sequenza su tutte, l'attacco notturno con le due sagome che attendono nell'ombra e tutto si svolge fuoricampo mentre noi vediamo loro... buone le musiche e il montaggio (Vincenzo Totaro)
Interessante il ruolo da protagonista della "porta"! la porta che divide, che protegge, che imprigiona, che libera...che apre e chiude. L'immagine della donna che attende...ricamando, in un contesto di paura, l ho trovata molto incisiva. Anche l'ultima scena di loro due tra le due porte...come in carcere... e poi verso la libertà. Rievoca il carcere anche il suono della chiusura a chiave delle porte , metallico e incisivo.(Anna Troiano)
Apocalypse Notes di Pierre Gaffié
Riflessione interessante e non banale sulla musica e su un suo ipotetico esaurirsi. Girato e recitato bene.(David Fratini)
La provocazione lanciata per far riflettere sull'abuso della musica per scopi commerciali si è fermato nel giro di pochi minuti senza dare troppe risposte, e lasciando il giusto tempo per non annoiare lo spettatore, né per raccontargli troppo.(Adriano Santoro)
Time Crystals di Abinadi Meza
Riesce a far entrare lo spettatore in "intimità" con ciò che sta guardando in un modo particolare, non sempre chiaro...ma incalzante e seduttivo. Le parole si rincorrono con le immagini e viceversa, in un gioco non scontato e che apparentemente slega le une dalle altre.(Anna Troiano)
Corto sperimentale affascinante ed enigmatico. Assente la musica, il racconto stesso si fa suadente ritmo musicale a rendere le bellissime immagini ancor più evocative e potenti. Sensoriale e bellissimo. (David Fratini)
Un lavoro denso come una stella di neutroni, che attiva pensieri,
ricordi e connessioni con l'uso sapiente delle sequenze di found footage
e della voce sintetica.
Parafrasando Morin: ogni oggetto dell’universo, e quindi anche la
macchina che parla in questo film, è un ciclo che si auto-ripete e
auto-riproduce, ma la vita produce un medesimo-nuovo, come in una
spirale che a ogni fase, pur tornando sullo stesso punto, non cessa di
ascendere. Un nuovo individuo ripete la stessa specie dei genitori ma
procede sulla strada dell’evoluzione: «di fronte a una situazione
critica nuova, solo il nuovo può salvare la vita. Ma questo nuovo, che
rompe con l'anello ricorsivo, si inscrive in esso e così lo trasforma e
lo conserva». Forse i cristalli del tempo non sono altro che le
particelle, i fotogrammi, le testimonianze di antiche navigazioni
circolari nell'anello dell'esistenza ora patrimonio culturale e genetico
del nuovo cibernetico.(Antonio Universi)
Childfree di Sara Bahramjahan
Un documentario onesto, coraggioso e girato bene, con una certa attenzione verso fotografia, il tutto fatto dalla sola regista.Il tentativo disperato di queste donne di opporsi a una società che le opprime sta tutto in queste frasi:
"It is the women who create society. As a woman I have the right to
end this process. The reason is the lack of the future". "Sono le donne
che creano la società. Come donna ho il diritto di porre fine a questo
processo. Il motivo è la mancanza di futuro".(Antonio Universi)
Regional Exchange Center, IRISO di Mitsuo Kurihara
Il risultato finale è molto apprezzabile sotto diversi punti di vista: in particolare, sono da segnalare, un gruppo di attori di alto livello (sta diventando una costante dei film in arrivo dal Giappone), tra tutti segnalo Maki Kuwahara che ci offre un' intensa e convincente interpretazione, ricca di sfumature e mai sopra le righe. La regia sobria e composta di Mitsuo Kurihara risulta convincente e adatta a raccontare questa bella storia che in più di un punto mi ha fatto ricordare "Welcome Home, Roxy Carmichael". (Vincenzo Totaro)
The Unlikely Journey of Inch Ichi di Jun Zhou
C'è molta sapienza nell'utilizzo della m.d.p. sia come inquadrature sia come movimenti. Con tutta una serie di soluzioni di riprese efficaci. Ma anche la postproduzione è interessante. A tratti antinarrativo, con interruzioni anche irritanti, come dei brevissimi blackout, riesce a trasmettere la perdita di senso della esistenza degli adolescenti coinvolti. L'autrice ha fatto passare nella pellicola tutto il disagio di questa ragazzina dissociata che proietta una parte di sé in una bambolina vagamente horror, ma anche e soprattutto un disagio del contesto. (Antonio Del Nobile)
Wild Red/Bloody Alpaca di Nima Valibeigi
Corto che affronta il (ricorrente) tema della violenza sulle donne con profondità ed eleganza. Attraverso simboli e geometrie, con un ottimo lavoro sul suono, buone trovate visive e un ritmo incalzante, il lavoro colpisce nel segno. (David Fratini)
Un lavoro che non lascia indifferenti a cominciare dalla resa visiva dell'uomo che, letteralmente, si ingozza al desco del femminino sacro. Un film che ad alcune trite (forse troppe) rappresentazioni sul maltrattamento (fisico e psicologico) della donna/compagna parte dell'uomo affianca la potente immagine del melograno che non solo accoglie in sé i concetti opposti di caduta, abbondanza, morte, vita, ma, evocando anche elementi come la fecondità e il sangue, introduce ad un’intera simbologia della transizione a livello esistenziale.(Antonio Universi)
No Explanation di Rhiann Jeffrey
Musiche e le interpretazioni sono decisamente interessanti. E l'idea di assistere a un dietro le quinte di artisti al lavoro funziona. (Antonio Del Nobile)
Mix tra videoclip e film. Trovata interessante quella di raccontare la
genesi dei brani nati dalla collaborazione a distanza( imposta dalle
restrizioni del primo lockdown) tra una cantante"paroliere" e un
musicista compositore. Molto bella la musica come anche le 2 voci. Lei ,
oltre ad avere una bellissima voce, è stata anche una bravissima
interprete, molto intensa. Il primo brano jazz è bellissimo! (Manuela Boccanera)
Morning di Nevena Krassimirova Nikolova e Petya Atanassova
Ho apprezzato i dialoghi "muti" tra madre e figlio, fatti di sguardi, di gesti, di complicità. che raccontano la fatica, la perseveranza, la passione per la danza da parte del figlio e il sostegno, le aspettative da parte della madre. Ognuno, quasi fosse un rito giornaliero, si prende cura dell'altro: la madre, preparando il pranzo da portare via al figlio; il figlio( continuando a muoversi come se danzasse e provasse ancora)preparando la colazione a sua madre. Molto buona la performance recitativa dell'attrice (Manuela Boccanera)
Corto sulle fatiche dell'arte, sul percorso non terminabile di ricerca e di perfezionamento, sulle inevitabili momenti di scoramento e delusione, sull'energia che va e viene.. insomma un corto che parla di artisti, uomini e donne, all'inizio o alla fine della carriera. Struggente senza essere melenso il rapporto tra i due. Commovente.(Antonio Del Nobile)
1982 Italia Brasile di Alessandro Della Villa e Alessandro Moscatt
Fatto molto bene. Interessante sceneggiatura che riesce ad incastonare una vicenda umana molto privata in un contesto più ampio, peraltro ben ricostruito anche a livello sociologico.(Antonio Del Nobile)
Uncle Honker di Cash Robinson
Passa quello spirito della frontiera (spirituale) che è in ognuno di noi mentre percorriamo le tappe del nostro viaggio interpretando inevitabilmente tante "persone", nel senso anglosassone del termine, cercando di ricongiungerci al nostro vero Io. (Antonio Universi)
Solido film, orgogliosamente indipendente e fuori standard; con un racconto interessante e personaggi tratteggiati con interesse. A tratti ricorda "O Brother, Where Art Thou?" dei fratelli Coen (Vincenzo Totaro)
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