I vincitori di gennaio 2022 e le parole della critica sulla selezione ufficiale

Venerdì 14 gennaio, con la proiezione di alcuni dei corti in gara, si concluderà la seconda edizione del Sipontum Arthouse International Film Festival. L'organizzazione fa sapere che si sta valutando la possibilità di inserire ulteriori date di proiezioni nel corso di gennaio e febbraio, nella quale saranno mostrati altri lavori della presente edizione e riproposti alcuni titoli dell'edizione precedente "in modo da mostrare ad un pubblico più ampio le opere pregevoli che ci sono giunte".

Ecco la lista dei corti vincitori


 



Raccogliamo di seguito le impressioni dei critici sui 29 film in conocorso.

Quardoun [La Passation] di Sarah El Hamed

 

Opera originale e interessante che esprime con forza la sua anima teatrale. Riuscita performance da parte del quintetto di interpreti femminili. (Antonio Del Nobile)

Teatro, videoarte, performance e cinema; tutto questo è Quardoun, opera vibrante che medita, senza retorica, sulla donna e sulla sua condizione attuale attraverso il quardoun, un nastro che serve a legare i capelli e, in questo caso, un simbolo che unisce i destini del mondo femminile. (Vincenzo Totaro)

Seam di Alireza Beigi

 

Tutto il corto sembra porre domande e suggerire risposte. Il tentativo di salvare il disgraziato che si dà fuoco non riesce alla scrittrice. Come non riesce da tempo agli intellettuali di interpretare le istanze della masse. Non le rimane altro che tornare nella sua zona di comfort e riprovare a scrivere. Molto efficace la scena finale che vede la penna piangere la sua lacrima o sanguinare la sua goccia di inchiostro sulla pagina, quasi a dire che il compito primo della scrittura è la testimonianza del dolore e della sofferenza e la partecipazione umana, di tutte le classi sociali, alle vicende della storia...(Antonio Del Nobile)

Whisper, Rustle di Maureen Zent 


Volendo riassumere il pregevole lavoro della Zent in una parola: Ipnotico. (Antonio Universi)

Colori e forme bellissimi. La trasformazione affascina e seduce. E parla. Non so a cosa o a quale parte di noi. Ma sicuramente parla a quel qualcosa di ancestrale che abbiamo dentro. Forse proprio a quella essenza senza nome che alberga in noi e che è sempre in divenire anche se a volte sembra letargica o sopita per sempre. Questo corto riesce ad ammaliarci e a riportarci allo stupore dei bimbi.(Antonio Del Nobile)

A sweet sound from the sea di Pas Spadaro

Videoclip contraddistinto da un sound caldo e rassicurante alla quale si unisce un' animazione classica e delicata, realizzata con linee morbide e poche ombre. Adatto ai più giovani ma apprezzabile anche per i meno giovani. (Vincenzo Totaro)

Day One di Sam Morgan

 

Molto ben fatto; questo one-man-short interamente realizzato dal giovane (ma già famoso in patria, specie in ambito social) e promettente Sam Morgan ci restituisce una doppia interpretazione gustosa e un attore di prospettiva. (Manuela Boccanera)

Abstract Film di Kostiantyn Mishchenko


In epoca digitale questo video musicale ripropone la matericità della pellicola. Tutti i difetti possibili e immaginabili (causati dal tempo, dall'usura dovuta all'utilizzo o dalla scarsa qualità e conservazione) della pellicola (analogica)... e così che l'occhio non trova riposo e cerca di dare un nome a certe forme che in alcuni casi tentano o sembrano concretizzarsi per poi sparire di nuovo nel magma confuso dell'oblio. (Vincenzo Totaro)

A metà strada tra appercezione e pre-pensiero. Ma è anche possibilità di meditazione. E' un invito cioè ad accettare che, nella nostra vita, questi momenti di scarto/impensati/incoscienti siano quanto di più simile al vuoto, alla assenza di io. Dura pochi minuti di orologio ma riesce a durare un infinito psichico, anzi direi che dura un senza tempo. (Antonio Del Nobile)

The last eyewitnesses di Maik Gieszler


Documentario di stampo classico che dà voce agli ultimi testimoni di una guerra che forse stiamo dimenticando troppo in fretta; il secondo conflitto mondiale visto con gli occhi degli ultimi testimo oculari e dalla prospettiva di una regione in particolare, la Turingia. Interessanti le parti documentarie con le interviste ai testimoni, ottime le parti di fiction, ricostruzioni storiche interpretate meglio di tanti film di finzione. (Vincenzo Totaro)

The dweller in the woods di Josh Finkenbinder, Michael Matula

 

Ho apprezzato molto la sovrapposizione di immagini(la centrale che sembra cogliere l'immagine complessiva, quelle sopra e sotto, che sembra riprendere dei dettagli ma che non sono meno importanti, anzi). Questa scelta, oltre che molto originale è anche molto efficace nel rendere l'idea di una natura (in questo caso il bosco) impenetrabile nella sua complessità e padrona assoluta della scena, tanto che, è l'uomo (l'abitante del bosco) ad entrare in campo sull'immagine che rimane sempre fissa. E' come se la telecamera non cercasse l'uomo, è l'uomo ad entrare in campo,interfacciarsi con la natura (Manuela Boccanera)

"Lo-fi film" misterioso, esoterico e decisamente ben costruito. La fotografia ha una buona continuità. Buoni gli effetti visivi che richiamano un cinema d'altri tempi.(Vincenzo Totaro)

Un Robinson Crusoe alle prese con sé stesso e i suoi demoni o le sue proiezioni piuttosto che con il selvaggio Venerdì. A proposito di proiezioni, per tutta la sua durata viene proiettato un surplus di immagine, una quota di lusso rappresentata dalle macchie a mergine e dai doppi sopra e sotto l'inquadratura vera e propria, a ricordarci che siamo in presenza di un manufatto e non è il caso di immedesimarsi. Una sorta di tecnica di estraniamento versione cinematografica della più famosa utilizzata da Brecht nel suo teatro didattico. (Antonio Del Nobile)

Life is a two-way dream di Gjert Rognli


Una importante meditazione sul mondo e sul suo avvenire attravero il doppio binario modernità e tradizione e sulla frattura  che questi due termini creano sul divenire; e allora giunge in soccorso la spiritualità ancestrale in chiave panteistica. Il regista è dotato di indubbia potenza visiva e confeziona un lavoro di forte impatto emotivo, non ignaro del ciclo dei Qatsi di Godfrey Reggio. (Vincenzo Totaro)

Seeing her, Stand by, In the Backyarden, all-around junior male - Lindsay McIntyre, (Stand by con Brittney Appleby)

Cinema che medita su se stesso e che si riscopre dotato di un corpo fisico (la pellicola e le sue impressioni ed espressioni) in epoca digital-immateriale. Questi quattro "Tiny movies" viaggiano sul doppio binario della meditazione sul cinema e del cinema come ricordo, testimonianza (o testimonianza di un ricordo). Chi scrive ha apprezzato tutti e quattro i film ma è stato letteralmente rapito dalla delicatezza di "In the backyarden" capace di far affiorare ricordi d'infanzia personali. (Vincenzo Totaro)

Picky girl  di Don Kushon

Pregevole esempio di "found footage videoclip", questo lavoro accompagna una canzone trascinante con delle immagini costruite in modo preciso attorno alle musiche. Un po' di sano Rock. (Vincenzo Totaro)

The Cemetery di Alireza Beigi


Terribile. Situazione horror ma ad occhi aperti. Ma il vero pugno nello stomaco arriva quando la m.d.p. si innalza sulla superficie e tu ti chiedi perché? Che senso hanno tutte quelle fosse cimiteriali? e per chi sono? naturalmente lo spettatore sa che sono anche per lui. E dall'altra parte del cimitero una folla. Efficace la scelta di parlare senza parole ... (Antonio Del Nobile)

Dajla: cinema and oblivion di Arturo Duenas Herrero


Raramente ho visto una tale capacità di resa, in termini antropologici, storici e sociali di una dolente e dignitosa realtà umana con mezzi cinematografici così semplici e tuttavia poetici. Il cinema cioè parla, sottraendosi, rinunciando al discorso. I posti ripresi sono tutti luoghi dell'anima così come le persone. le cui facce sembrano scolpite nell'argilla del tempo. (Antonio Del Nobile)

Do no Harm di Rebekkah Hilgraves


Costruito bene. Bella l'idea e il dipanarsi della vicenda , il dramma viene ben riassorbito e poi reso dalla canzone. Musica, voce, arrangiamento ed esecuzione notevoli. (Antonio Del Nobile)

Waiters (Camerieri) di Adriano Giotti

Una storia maledettamente contemporanea (gli effetti "secondari" della pandemia) impreziosita da un'interpetazione ottima messa in campo dal trio di protagonisti, una fotografia livida che abolisce le ombre (non siamo più nel territorio dei presagi preannunciati dalle ombre, ma in una realtà che è essa stessa ombra) e da un montaggio perfetto ed empatico, "prova provata" che l'assioma di base che vuole "il regista mai montatore delle sue opere" è più che altro una leggenda metropolitana. (Vincenzo Totaro)

Waiters è un corto che ha il coraggio di accusare senza puntare il dito contro qualcuno in particolare. Ma coglie il segno lo stesso se non di più; è una testimonianza, e forse un presagio... di fiducie tradite, rapporti che saltano. Di relazioni comunitarie che sbiadiscono e si invertono nel loro contrario. Il tema non è solo il dramma di tre o quattro figurine della nostra società che non sa come dir loro che non servono più, ma è quello della devastazione di buona parte di attività commerciali e di vite umane. (Antonio Del Nobile)

Maria's Silence di Cesare Bedognè 


Un impressionante lavoro di stratificazione delle immagini suggerisce un altrettanto suggestiva immagine dei nostri strati psichici dove tutto può riaffiorare o affondare, dissolversi o apparire, bagnarsi o bruciare. Decomporsi e ricomporsi sotto la luce o sotto il sole, sotto le foglie o sotto la pioggia. Magnetico e ipnotico il montaggio. Nulla lasciato al caso e tutto lasciato alla poesia e alla precisa vaghezza del mondo non conscio. (Antonio Del Nobile)

Film poetico, delicato e dirompente al tempo stesso, con un impatto visivo molto potente, nel quale gli elementi naturali si susseguono continuamente compenetrandosi perfettamente l'uno nell'altro, alternandosi, giorno dopo giorno, trasformandosi in qualcos'altro, attraverso una "danza" che è sempre fluida,"naturale"( proprio come le onde del mare) . Per tanto non c'è , e non può esserci, distinzione tra la pelle nuda e bianca della protagonista e la spiaggia di ciottoli e ghiaia sommersa dalle onde, tra il palmo della mano con le sue numerose linee e diramazioni e i rami degli alberi. Bellissima l'immagine della sedia vuota in riva al mare... (Manuela Boccanera)

Adieu Godard di Amartya Bhattacharyya

 

Gran bel film, divertente e interessante per diverse ragioni, ti permette di fare un viaggio in India, o perlomeno in un villaggio Indiano sui generis ma non da cartolina, ma è anche un viaggio tra culture che probabilmente non si incontreranno mai dopo essersi incontrate per caso. (il gioco di parole è voluto). interessante il discorso metacinematografico che viene fuori dalle discussioni "americane" dei due giovani espatriati in America. Gli attori sono tutti bravissimi. (Antonio Del Nobile)

In the seeing's trap di  Mohamadreza Mohajer

 

Resoconto di una particolare esposizione di un originalissimo manufatto, una sorta di tappeto verticale che intercetta infiniti giochi di luci ed ombre, trasparenze e riverberi ad ogni ora della giornata e con ogni tipo di luce naturale o artificiale. Di per sé l'arazzo multisemico è già straordinariamente bello, ma le riprese ed il contesto donano ulteriore infinita poesia andante di pari passo con i suoni e le luci tipici delle ore della giornata. (Antonio Del Nobile)

Yu Zhan Teng  di Peiyao Xiao


Molto ben confezionato, girato bene--interessanti le atmosfere..la regista ha stoffa. (Manuela Boccanera)

La regista è riuscita a creare una buona atmosfera narrativa. Film che nel suo essere acerbo nasconde parte del suo fascino. (Antonio Del Nobile)

Interessante soprattuto in prospettiva, il film si fa notare per una perizia tecnica notevole e per una regia che lascia intravedere numeri importanti; sono curioso cos'altro tira fuori dal cilindro questa giovane regista. (Vincenzo Totaro)

The dead of summer di Xan Blacker, Owen Gundry


 

Molto ben fatto sotto tutti gli aspetti. Fotografia e cambi di luminosità eloquenti. Movimenti di macchina magistrali. Sceneggiatura a orologeria. La cosa che ho apprezzato di più è stato il modo di trattare il tema del "passaggio" evitando toni contriti, piagnucolosi o melensi. Insomma i due registi non tirano lo spettatore per la giacchetta costringendolo ad avere pena per i due fratelli... (Antonio Del Nobile)

Dialoghi essenziali e scene efficaci a raccontare le due diverse personalità dei fratelli, i cui dissidi, in seguito ad un incidente stradale che li costringe a percorrere la strada verso la casa di famiglia per celebrare il funerale della madre, riemergono prepotentemente. Bella la similitudine usata secondo la quale è sempre il fratello minore( quello ,a detta dell'altro, è ritenuto essere il più forte tanto che i genitori gli lasciano guidare il trattore) a " porsi alla guida" anche ora. (Manuela Boccanera)

Due facce interessanti e credibili, perfettamente calati nel ruolo. Tanti non detti che raccontano più di possibili ed eventuali dialoghi espliciti. Il risultato: Una poesia!(Adriano Santoro)

Spring Fish di Gabriel Xavier



Quattro solitudini,quattro vite chiuse, costrette a muoversi in uno spazio ristretto e alienante, in un tempo statico e cadenzato dallo scorrere dei giorni.. una realtà limpida e visibile dall'esterno ma segreta, oscura e intima al tempo stesso Da qui il richiamo all'immagine del pesce che nuota nel vaso d'acqua trasparente e che necessita per vivere o sopravvivere di ossigeno nuovo..quel nutrimento spirituale al quale forse anelano i 4 personaggi. Bello il contrasto tra la realtà in bianco enero nella quale sono immersi e quella a colori ripresa con la telecamera quasi ad indicare che la realtà alienante esiste solo nella loro percezione. (Manuela Boccanera) 

Film di sana e buona sperimentazione con alcune trovate illuminanti, buoni riferimenti ad autori che indagano la mente e la coscienza. Rende bene l'idea della staticità mentale indotta durante la chiusura pandemica. La sottile comicità di alcune situazioni è godibilissima. Ottime le musiche. (Antonio Del Nobile)

Sottilmente ironico quando non esplicitamente comico, la musica fa da contrappunto a una vicenda raccontata in uno stile registico personale che ha, probabilmente, qualche debito di riconoscenza nei confronti di grandi autori- outsider (Da Roy Anderson a Jim Jarmusch passando per Aki Kaurismaki) (Vincenzo Totaro)

Cold di Claire Coaché, Lisle Turner


Buona prova degli attori, del direttore della fotografia, dello scenografo all'interno di una cornice metateatral-cinematografica efficace. (Antonio Universi)

Ottima fotografia e regìa molto buona ma la parte migliore è l'interpretazione dei due attori che tengono un ottimo livello per tutto il tempo, e non era affatto facile. (Manuela Boccanera)

Teal to Orange di Yumi Masuda


Un ottimo lavoro, una bravissima attrice che ci mostra sulla sua carne viva le due epidemie che, andando a braccetto, ci hanno investito: quella del virus e quella dell’isolamento e della solitudine. (Antonio Universi)

Whoever was using this bed di Andrew Kotatko


Difficile trovare difetti in questo "Kammerspiel" in cui spiccano i due interpreti (che non hanno bisogno di presentazioni) e una regia capace di mettersi al servizio della storia e delle anime dei personaggi. Le regie così, di solito, non vincono premi, ma li fanno vincere a tutti gli altri che girano intorno. Sound design decisamente convincente. (Vincenzo Totaro)

Antarctica di Anirban Mandal


 

Sceneggiatura preziosa e ricca di profondità, prende lo spettatore per vie traverse e non facili da spiegare. (Manuela Boccanera)

Film strano, un po' sghembo, si prende diverse libertà stilistiche che spesso vanno a segno mostrandoci soluzioni piuttosto originali e di forte presa. Bella la storia, un dramma da camera intenso e ben supportato da una coppia affiatata di interpreti. (Vincenzo Totaro)

Bright russian future di Alice Barinova


 

Uno strano ibrido tra videoclip e videoarte. Chiaro, lapalissiamo nel suo intento, ma un po' acerbo; la giovanissima regista mostra dei numeri interessanti, capacità di raccontare e una certa raffinatezza visiva. Lavoro importante in prospettiva. (Vincenzo Totaro)

 

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