UN CERTAIN REGARD - The Stoic Breeze di Tomas Gold

 


Nell'ambito di una costante meditazione sul cinema e sui quesiti che più spesso ci si pone all'interno del Sipontum Arthouse International Film Festival, viene fuori sempre la stessa domanda, con un ritmo regolare quasi fosse la lancetta dei secondi che scandisce il tempo: che cosa è il cinema arthouse?

La risposta sfugge alla singola affermazione perentoria, sfugge alla volontà di incarcerare questo cinema di per se stesso libero, dentro definizioni troppo stringenti. Rimane quindi il dubbio, l'insoddisfazione per una risposta che dice tutto e non dice niente.

Poi arriva al festival un film come The Stoic Breeze di Tomas Gold e la risposta viene da sè... è già tutta lì davanti agli occhi e senza bisogno di spendere troppe parole. Non che questo film racchiuda tutto il cinema arthouse e lo definisca nel suo carattere complesso e multiforme, tuttavia ne incarna lo spirito più profondo e sincero, libero dalle pastoie e volontà di entrare nel business commerciale.


Questo enigmatico mediometraggio è, per ammissione dello stesso regista, l'opera più ambiziosa che abbia mai fatto, provocatoria e diversa dal solito.

 

E allora ci chiediamo in cosa consista questa provocatorietà e questa ambizione all'interno di una pellicola che chiarisce con un solo colpo d'occhio quale dovrebbe essere la mission principale di un autore/regista/filmaker che si approccia alla produzione di un'opera arthouse.


The Stoic Breeze sceglie di raccontare gli spazi bianchi di un'estistenza, dove per racconto, qui, intendiamo, mostrare le dinamiche di una donna alle prese con i propri pensieri che restano per lo spettatore sempre un mistero (come misterioso è il genere umano nel suo complesso). Una immagine che nasconde nel vento, più che mostrare allo spettatore.

"Passiamo la vita a cercare nuovi mondi quando non sappiamo nulla di noi stessi" diceva il Dr. Snaut a Kris Kelvin in Solaris di Tarkovskij. E Tomas Gold ha preso questa affermazione molto seriamente, abbandona così i meccanismi di una narrazione classica e ci porta in un territorio che per quanto già percorso da altri autori, resta sempre misterioso e foriero di nuove sorprese.

 

Cosa succede nella testa e nel cuore di questa donna non lo sapremo mai... quello che vede nel bosco rimane fuoricampo per sempre perché lo spettatore guarda lei che vede qualcosa, ma non questo qualcosa (citando forse involontariamente una celebre fotografia scattata da René Magritte nel 1935).


E questo è uno dei momenti capitali dell'opera. Il momento in cui gli spazi bianchi si riempiono di qualcosa che resta però nell'ombra, che l'immagine non riesce o non vuole svelare fino in fondo. E così che anche se seguiamo la protagonista nei suoi momenti "antinarrativi", qualcosa succede comunque. Qualcosa che viene trasportata dal vento.


Il vento annuncia sempre un incontro o una rivelazione, come avviene nella sequenza qui in alto dal forte sapore Tarkovskijano (una scena molto simile la possiamo vedere in Lo Specchio - Zerkalo 1974).

Anche quando la protagonista dice qualcosa di importante, il regista sceglie di non farcelo ascoltare, di lasciare il vissuto ai protagonisti, e noi spettatori siamo testimoni partecipi di questo incontro, ma non perché sappiamo, ma perché sentiamo, siamo vicini.


Nell'unico momento in cui siamo abbastanza vicini per sentire cosa si dicono sullo schermo, i protagonisti decidono di rimanere in silenzio e di dare arduo mandato ai pensieri di farsi immagine sullo schermo (una cosa impossibilie, ecco perché ci mancherà sempre qualcosa se ci ostiniamo a guardare con uno spirito classico).


E allora quale è il motivo di tutto ciò? A nostro modo di vedere è un motivo profondamente umano; questo film ci convoca per partecipare a un momento di "lei", non ci chiede di capirla, di giudicarla, di raccontarla, ma ci chiede di starle accanto in quello che sembra un momento inutile e allo stesso tempo importantissimo, difficile e allo stesso tempo transitorio per la protagonista di questo film.

Nel mondo e nel cinema esistono eroi che fanno cose, salvano il mondo, uccidono i cattivi e trovano l'amore e il successo... Poi ci sono persone normali con i loro sogni, speranze portate dal vento, con i loro momenti "di trascurabile felicità". Questi personaggi che sono poi le persone che conosciamo meglio, hanno finalmente il loro spazio grazie al cinema Arthouse, uno spazio che potrebbe trascinarle via dall'oblio del tempo, almeno per un po'. 

The Stoic Breeze non cerca la perfezione (nè delle forme e nemmeno del racconto), non cerca di arruffianarsi il grande pubblico e nemmeno di deriderlo. The Stoic Breeze è una brezza leggera e necessaria che soffia sul pubblico e lo invita a prendere parte al mistero dell'esistenza.

A questo link è possibile visionare il film: THE STOIC BREEZE

 

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