FOCUS - Per un cinema performativo; No More di Fabricio Estevam Mira e Sensitive Fate di Oren Affias

 

Una delle caratteristiche del cinema indipendente e arthouse di tutto il mondo è quella di intendere il film anche come atto performativo; sforzo, tensione, dolore e fatica nel movimento. Il cinema è movimento e nell'atto del "muoversi" i protagonisti fanno fatica (metafora delle difficoltà di fare cinema indipendente?)

 
Molti sono i film "performativi" giunti al Sipontum Arthouse International Film Festival; oggi concentriamo la nostra attenzione su due pellicole molto lontane, geograficamente e negli assunti di base, ma accomunate da questa componente fisica del fare cinema: No More del del Brasiliano Fabricio Esteva Mira e Sensitive Fate dell'Israeliano Oren Affias.

No More - Fabricio Estevam Mira

In No More, Fabricio Estevam, al contempo regista e interprete principale, riesce nel quasi impossibile compito di dare corpo a un Gesù dei nostri tempi, in rivolta contro se stesso e il suo destino, quello di salvare il mondo, un mondo che non sente e non capisce più, così come non sente e non capisce più il "padre" che si lascia rappresentare da personalità abiette e lontane dal concepire un vero e proprio movimento interiore di fede.

No More - Fabricio Estevam Mira
  

La sofferenza interiore si riversa in una forte tensione e sofferenza fisica, un corpo nudo, emaciato, segnato e aggredito dalle brutture del mondo moderno.

 

Sensitive Fate - Oren Affias

La nudità è elemento che contraddistingue questo stato di tensione nei film a componente performativa. Nel videoclip di Oren Affias che accompagna degnamente un gran bel pezzo dei White Canyon and the 5th dimension, una donna nuda, bendata e legata da un nastro nero, viene trascinata dal destino (che sembra un destino segnato); è costretta a camminare a piedi scalzi in un deserto pietroso, in ambienti e situazioni degni dell'inferno dantesco.

No More - Fabricio Estevam
 

Il colore rosso, il colore del sangue, è un mood esistenziale che accompagna entrambe le opere. Un colore che in qualche modo trascina le pellicole anche nel genere horror. Entrambi agiscono sul corpo e sul colore, ma con risultati differenti; in No More l'inquadratura distrurbante, il montaggio sincopato e una performance attoriale intensissima, concorrono a  prendere le distanze da un mondo che non si riesce più a sopportare e Gesù reagisce (male) al suo destino.

Sensitive Fate - Oren Affias
 

In Sensitive Fate, Oren Affias utlizza un procedimento opposto; attraverso un montaggio lento e un' immagine stabile e leggibile (nel movimento più che nel singolo dettaglio). In questo film il destino ha già spogliato il suo soggetto dalle sue possibilità di un'altra vita e lo trascina con fastidio, incontrando un' opposizione che però, all'inizio, non sembra sufficiente. Occorre una terza entità per cambiare le cose.

No More - Fabricio Estevam Mira

Sulla scia di una condizione cinematografica che riconduce al duo Herzog/Kinski, No More e Sensitive Fate, esempi di cinema fisico, sono al fondo legati molto al tema della fede e molto meno a quello della religiosità, riuscendo a regalarci pensieri e sensazioni che difficilmente sono recuperabili nel cinema fatto per il grande pubblico.


 



 

 

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