Ghost - Pernell Marsden

 

 

Abitate la casa e questa non crollerà.

Evocherò un secolo qualunque

per entrarvi e costruire la mia casa. 

 

Così scriveva Arsenij Tarkovskij nella sua poesia Vita, vita; Su queste suggestioni di base si appoggia un certo filone piuttosto fortunato del cinema d'autore contemporaneo che parte da Ferro 3 La casa vuota di Kim Ki-Duk fino ad arrivare al recente Parasite di Bong Joon-Ho. Tutti film in cui delle abitazioni private, poco vissute, vengono fisicamente occupate da veri e propri fantasmi moderni (che siano fantasmi sociali oppure vengano direttamente dal folklore popolare non cambia molto), la casa viene ri-abitata... vissuta in un'ottica che può essere parassitaria (il caso di Parasite appunto) oppure in ottica costruttiva (Ferro 3 La casa vuota) in cui il fantasma si appropria di uno spazio non suo ma allo stesso tempo lo completa, lo accudisce, lo vive e, almeno per il momento, ne impedisce il crollo. Il film di Pernell Marsden, a nostro avviso, va più verso quest'ultimo versante.


 

Ghost è un film che si inserisce in questo filone e riesce a meditare con abilità e sentimento sugli "spazi bianchi", su quei luoghi su quelle situazioni e su quelle anime lontane dall'occhio attento e addomesticato di una telecamera qualunque. Lo riesce a fare anche con una certa originalità mostrandoci cosa si potrebbe captare se solo guardassimo con più attenzione, da una prospettiva differente l'Hic et Nunc. Ed è così che si riesce a trovare segni lì dove non ci si aspettava di trovarli. Il personaggio principale di Ghost resta un mistero, una presenza senza biografia, senza un passato e senza nemmeno un futuro immaginabile.
Ne Abbiamo discusso con la regista Pernell Marsden.


  

1. Ghost può essere paragonato a una tendenza cinematografica piuttosto suggestiva che ci ha portato ad accostarlo a film come "Bin-Jip 3 - Iron" di Kim Ki-Duk o il più recente "Parasite" di Bong Joon-ho, per citarne alcuni. Questi e altri film ti hanno influenzato nella preparazione del tuo lavoro?  

Questi sono paragoni estremamente lusinghieri e ho avuto alcune volte il confronto con Kim Ki-Duk, che però devo ancora guardare. Ho pensato che sarebbe stato meglio non guardarlo fino a quando questo film non fosse finito. Parasite è stato menzionato come riferimento per l'aspetto e il commento sociale durante la produzione del film, ma ripensandoci ora, penso che possa aver avuto più influenza di quanto pensassi inizialmente. È stato uno dei miei film preferiti degli ultimi anni (non lo era di tutti?). Ex Machina è stato anche un film a cui il direttore della fotografia, Nyssa Mitchell e io abbiamo fatto riferimento per quanto riguarda l'aspetto generale, la sensazione di isolamento e la casa. Casualmente, l'ubicazione della casa che abbiamo trovato è stata progettata e costruita dai proprietari che hanno utilizzato Ex Machina come riferimento nel loro progetto architettonico: abbiamo persino dovuto rimuovere un poster di Ex Machina incorniciato dal loro corridoio.

 

 2. Scegliere di non usare parole permette anche al tuo film di avere una lettura "simbolica"; in questo senso, per esempio, alcuni giurati ci hanno visto una sorta di metafora del fenomeno globale dell'immigrazione clandestina. Siete d'accordo con questa interpretazione? 

 Sono sempre molto interessata ad ascoltare le interpretazioni del film da parte delle persone e non voglio mai limitare il film a un significato unico, anche se mi sembra che, se da una parte alcuni spettatori colgano questo aspetto come un'opportunità di riflessione e discussione, dall'altra  altri trovino questo modo estremamente frustrante. Il tema dell'immigrazione clandestina non è la narrazione esatta su cui stavamo lavorando io e l'interprete, ma è un pensiero molto eccitante e non si discosta particolarmente dalle nostre intenzioni. In breve, sono assolutamente d'accordo con questa interpretazione.


 
 

3. Nel libro "Le rose di Atacama" Sepulveda scrive: "Sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia". Questa frase è stata scritta da un prigioniero (anonimo) del campo di concentramento di Bergen Belsen. Il contesto è diverso, ovviamente, ma quanto questo suggestivo passaggio può essere abbinato, secondo te, al suggestivo finale di Ghost? (il segno lasciato dalla ragazza sul vetro del box doccia). 

 Posso intuire come questa affermazione potrebbe essere applicata in modo diverso a questa storia. Il concetto alla base di "Ghost" era l'idea di osservare l'inosservato. C'era un fascino nel raccontare una storia su un personaggio che altrimenti potrebbe essere visto come insignificante, una presenza che si muove senza lasciare traccia, rispetto a un personaggio con un obiettivo evidente. Penso che gli esseri umani abbiano un bisogno innato di lasciare un segno nel mondo prima di uscirne e le persone trovano modi diversi per farlo. Il nostro personaggio è contraddittorio in quanto tiene a coprire le sue tracce e le tracce della sua esistenza, per essere invisibile, ma poi lascia un segno sotto la doccia. Qualche volta l'abbiamo vista concentrata sul suo telefono, mentre osservava altri che condividevano storie sui loro social media, un modo in cui molte persone dimostrano la loro esistenza quotidianamente. Gli umani sono strani.

 

4. Sei una scenografa prima ancora che una regista. Quanto questo ha influenzato la tua regia, l'organizzazione dello spazio nel film? 

 Penso spesso che un regista, uno scenografo e un direttore della fotografia la pensino tutti allo stesso modo, ci sono molte sovrapposizioni nei nostri ruoli e passare alla regia mi è sembrato sorprendentemente naturale. È tutto racconto. La prima domanda che mi pongo sempre in entrambi i ruoli è "In che modo questa decisione è utile alla storia?" In che modo questa regia, l'angolazione della telecamera e la scelta dell'ambientazione e degli arredi aiutano a raccontare questa storia? In 'Ghost' la mancanza di dialoghi significava che tutto doveva essere raccontato visivamente e quindi lo spazio in cui si trova il nostro personaggio deve dirci dove si trova e raccontarci anche l'emozione del suo mondo interiore.


 
 

5. A cosa stai lavorando in questo momento?  

Attualmente sto lavorando al mio primo lungometraggio come scenografo, un road movie indipendente australiano!

 


 
Ringraziamo Pernell Marsden per la sua disponibilità, e ci diamo appuntamento per la prossima interviste del Sipontum Arthouse International Film Festival.

 

 

 

 

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