FOCUS - Il giovane cinema Arthouse australiano: il caso BOYS WILL BE

 

Il film del giovane filmaker e artista australiano Jake Moss colpisce per la sua freschezza, per la sua essenza giovane piuttosto che per le sue "giovanili" intenzioni.
Il film narra le gesta di un gruppo di ragazzi che vive una vita dura nei sobborghi. Il protagonista, Zach sta per trasferirsi a Sydney e lasciarsi alle spalle tutto quanto, compreso il suo più caro amico Joel, rimasto da poco paralizzato dalla vita in giù e al quale non riesce a confessare che sta per andare via.


 

Questo il plot di partenza; la sequenza iniziale è folgorante e getta un ponte (più o meno consapevole) con il grande cinema del passato, lo fa attraverso una corsa che ne ricorda un'altra famosissima: quella di Jeanne Moreau, Oskar Werner ed Henri Serre in Jules et Jim.

Boys will be - di Jake Moss

 
Jules et Jim - di Francois Truffaut

 

La folle corsa sul sovrappasso che unisce questi due lavori mostra anche tutta la distanza temporale che li separa: due mondi ormai lontanissimi. In Jules et Jim si corre per divertimento, perché si è liberi di correre (questa la prospettiva delle nuove generazioni di allora). In Boys will be si corre perché si è inseguiti. La corsa non è quindi segno di libertà ma ricerca di essa in una prospettiva che resta chiusa, statica (il desiderio di libertà è lo stesso, ma il mondo promette meno spazio all'esuberanza giovanile). A corroborare questa tesi arriva puntuale il personaggio di Joel; lui è sulla sedia a rotelle e non può correre come Zach, o almeno così sembrerebbe.


  In un'altra bellissima sequenza, Zach costringe Joel a uscire di casa e lo fa correre "come ai vecchi tempi" spingendo la sedia a rotelle in lungo e il largo e facendo così riapparire un sorriso sul viso dell'amico.

 

La freschezza di quest'opera sta nel fatto di riproporre situazioni che sembrano già viste ma che qui assumono un colore del tutto personale, una certa sincerità di fondo (che in realtà è possibile  ritrovare nel cinema Arthouse, non ossessionato dalle logiche di mercato).


 

Altra particolarità di questa pellicola deriva dalla sua natura "bipolare". Il film è un dramma ma anche una commedia; per ammissione dello stesso autore, alla base c'è l'indecisione: fare di questa storia un film serio o un qualcosa su cui è possibile farsi quattro risate?
Nell'indecisione Jake Moss ha fatto entrambe le cose regalando al pubblico due versioni della stessa storia, la prima drammatica e la seconda comica.


 

 Forse perché la vita è allo stesso tempo drammatica e comica. Scegliere di fare una doppia versione denota il carattere sperimentale di quest'opera, ma l'aspetto più interessante che sta dietro questa scelta emerge in trasparenza, la capacità di prendersi "poco sul serio", qualità che non è semplice rintracciare in autori così giovani e che spesso non hanno avuto ancora il tempo materiale di constatare la natura tragicomica dell'esistenza e finiscono per prendere tutto (compreso se stessi) troppo seriamente (in senso integralista).


 

Altro elemento di interesse è dato dall'intero cast: tutti gli interpreti si sfidano a gara di bravura. Su tutti spicca Dimitri Politis (che ha vinto il premio come miglio attore nella sezione lungometraggi al festival) aiutato dalle interpretazioni dei comprimari.

Boys will be ha suscitato l'interesse della giuria del Sipontum Arthouse International Film Festival è sarà programmato presso La traccia nascosta- Sound Recording Studio a breve (sono infatti in lavorazione i sottititoli in italiano che faciliteranno e non poco la comprensione del film per il nostro pubblico).

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