Control - Will Dunlap

 

Will Dunlap produce, scrive, dirige e interpreta questo piccolo film tipicamente Arthouse; nella sua natura più profonda, Control racchiude in nuce un po' tutti i "segni e i sogni" che stanno alla base della nascita di un festival come il Sipontum Arthouse International Film Festival; Il titolo fa riferimento al sistema di controllo tipico dell' Orienteering, sport di origine "scandinava" che sta prendendo sempre più piede in tutto il mondo (tra l'altro si sono conclusi da poco i mondiali di Orienteering 2022 proprio qui da noi, sul Gargano).
Il film mette in scena l'elaborazione di un'assenza lo fa attraverso la metafora dello sport come "movimento", un necessario "andare avanti" contrapposto al blocco esistenziale che deriva da una perdita (e ben rappresentato da una sequenza iniziale visivamente molto statica). Film essenziale, delicato, intimo e senza l'assillo di piacere a tutti i costi; proprio per questo motivo, piace.
Ne abbiamo parlato con l'autore.


 
1. Conrad diceva "solo metà del libro è scritta, dell'altra metà si deve occupare il lettore". Quanto, secondo te, può essere applicato questo concetto al tuo cinema?  

Interamente applicabile. Come si descrive la realtà totale di un film invisibile? Che sostanza ha un film, un romanzo o una poesia senza uno spettatore o un lettore che lo faccia proprio? Oppure, per citare un vecchio cliché di una domanda filosofica: quale suono fa un albero che cade nella foresta se nessuno si trova lì ad assistere e quindi sentire? (Si potrebbe fare una domanda simile su un punto di controllo non visitato nel mezzo di una foresta!)


 
2. e 3. Tra le tante interpretazioni date dalla nostra giuria, l'aspetto più evidenziato in termini tematici è “l'elaborazione del lutto”. Il viaggio esistenziale del protagonista è reale e simbolico allo stesso tempo. Cosa puoi dirci a riguardo, sei d'accordo? Inoltre il protagonista è impegnato in una sorta di gara esistenziale di orientamento, è in gioco con se stesso. Il percorso non sembra troppo difficile, fisicamente parlando, ma piuttosto intricato e senza un orizzonte libero e distante verso cui dirigersi, in questo senso il bosco è un nemico, fa da resistenza all'orientamento del protagonista...  sei  d'accordo? 

"Elaborazione del lutto"; "competizione esistenziale di orienteering": apprezzo entrambe queste interpretazioni. L'atto di orienteering lo porta, dapprima, fuori e lontano dal suo inespresso dolore; è distrazione, che è un'altra forma di controllo. Ma il Controllo come oggetto, e precisamente l'oggetto che lo attende in prossimità della morte (il cimitero abbandonato) riduce a zero quegli sforzi. E lo shock di quel cambiamento, la sorpresa della morte in quell'ambiente, lo costringe a superare i suoi sforzi di distrazione, i suoi tentativi di inibire il sentimento e non provare nulla, così che deve necessariamente provare qualcosa. Deve finalmente affrontare la sua perdita e soffrire.

  

 4. Lo stile registico ci è parso particolarmente interessante, anche in prospettiva futura, aiutato da un montaggio con ritmi adeguati alla storia e da un senso di intimità complessivo che non si perde mai in nessuna sequenza. La sensazione generale è di estrema semplicità e da questa semplicità deriva una personalità autoriale ben definita. Cos'è, secondo te, un autore di film?  

Un narratore che lavora in tutte le dimensioni sensoriali, ma soprattutto visive. In "Control", una serie di immagini fisse, fotogrammi all'interno di fotogrammi; scatole. Campi lunghi e spazio negativo. Silenzio. Poi, nella seconda metà, la telecamera si muove in un deserto; qui non possono esistere riquadri e linee e bordi convenzionali (sebbene i frame all'interno dei frame persistano ancora a volte); e i suoni naturali, sebbene continui, non sono mai esattamente ripetitivi. La chiara e intenzionale divisione tra questi due spazi o modi (l'interno e l'esterno) è probabilmente quella che hai definito sopra come la mia "personalità autoriale".

5. Si potrebbe avanzare l'ipotesi che il "controllo" come oggetto fisico sia l'equivalente della scatola di Mulholland Drive o delle monetine dell' "ultimo spettacolo" di Bogdanovich, cioè un dispositivo "per fare cinema"o in senso più concreto e spiritoso, (come i "segna tempo" che devono essere timbrati dai "metronotte" nel corso delle loro ronde notturne.) Che cos'è per te il "controllo"? 

 L'orienteering è letteralmente uno sport per controllare le caselle; navigare da un controllo all'altro. Il fatto che la navigazione stessa sia a volte facile, a volte confusa, rende l'atto di orientamento così tanto una metafora dei nostri viaggi attraverso la vita, in cui navighiamo tra un elemento della vita (spesso arbitrario) e un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora. Per andare oltre, si potrebbe anche dire che il film rappresenta una parabola dell'esistenza stessa. Emergiamo dal nulla - uno spazio privo di emozioni al di fuori dell'esperienza sensoriale - e ci imbarchiamo in un deserto di esperienze acquisite tra vari checkpoint o "controlli". Ma la forma della nostra vita umana dipende, in parte, dalla nostra consapevolezza della morte e, in definitiva, dalla nostra attuazione di essa. E quella consapevolezza e/o attuazione ci porta a rientrare nello spazio del nostro "prima" - o letteralmente (moriamo) o metaforicamente (immaginiamo).


 

Ringraziamo Will Dunlap per la sua disponibilità, ricordando al pubblico che sarà possibile vedere Control il prossimo 11 novembre a partire dalle 20.30 presso La Traccia Nascosta Sound Recording Studio, e ci diamo appuntamento a breve per parlare di altri film in rassegna al Sipontum Arthouse International Film Festival.  


 

 

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