House-To-House - Mohammad Baqer Hoseini

 

Caratterizzato da una regia molto interessante e di prospettiva, con alcune sequenze che mostrano già una marca autoriale ben definita (vedi l'intensa sequenza dell'attacco notturno), House-To-House è un film coraggioso, realizzato con mezzi di fortuna all'indomani dell'arrivo dei Talebani in Afghanistan. Interessante anche nello stile, secco e preciso, nella costruzione circolare; di qualità è anche la direzione degli attori. Ne abbiamo parlato con il suo autore.


1. Il film si apre con una porta (vista dall'esterno) e si chiude con una porta (vista dall'interno ma che sembra più una prigione per via delle sbarre). La porta qui è usata come ultima frontiera della propria libertà. sei d'accordo?

Si, esattamente. La casa è sempre il primo luogo in cui una persona si sente al sicuro e il personaggio della storia lascia la sua casa per raggiungere un luogo più sicuro. E questo è il culmine dell'insicurezza. Volevo che lo spettatore guardasse prima la casa dall'esterno, ma alla fine del film si ribalta la prospettiva e il personaggio tiene il pubblico all'interno della casa, va da solo e chiude a chiave la porta lasciando dentro il pubblico. Un modo per far arrivare allo spettatore la sensazione perenne di imprigionamento che vive il personaggio principale.


2. Siamo rimasti molto colpiti dall'uso del fuoricampo. Il film si interroga continuamente, senza mai mostrarlo, su cosa c'è oltre l'inquadratura. Ed è un inquietante "altrove". Cosa puoi dirci a riguardo?
La cosa più spaventosa è sempre l'invisibile.
E mi sono detto che se avessi potuto mostrare i talebani in qualche modo, non avrei potuto mostrare il grado di paura che un simile incontro può comportare, quindi ho deciso di non mostrarli al pubblico. E la cosa interessante è che un mese dopo è successo qualcosa di simile a me; ero in casa con la mia famiglia e dall'esterno proveniva il rumore degli spari. Eravamo molto spaventati perché non capivamo cosa stesse succedendo.  Sento, quindi, che non mostrando i talebani ho fatto la scelta giusta.


3. Non deve essere stato facile fare questo film. puoi parlarci un po' delle difficoltà di produzione e come le hai risolte?
È stato molto difficile
e mi ci sono volute molte energie. Ho dovuto fare praticamente tutto da solo per mancanza di molte cose. Ho dovuto montare il film da solo. Correzione del colore e del suono e inoltre nessuno era disposto a recitare nel film, quindi ho dovuto recitare nel film io stesso. Ovviamente non intendo ripetere l'esperienza. Perché la probabilità di rovinare il film è molto alta. Un altro problema era trovare le uniformi militari, che era un'altra ricerca molto pericolosa. E davvero, fintanto che la situazione sarà così, non ho più intenzione di fare un film su temi delicati. Soprattutto per motivi di sicurezza, ovviamente.


4. Il cinema può avere un'importanza eccezionale se riesce a risvegliare almeno una coscienza. Pensi che il cinema possa aiutare a risolvere le grandi questioni del mondo?
Il vero cinema sì.
Un cinema che nasce dal dolore della società e sfida l'uomo e i suoi problemi. Questo tipo di cinema è molto raro ed è sottovalutato. Ma c'è più cinema che pensa solo all'intrattenimento e porta le persone al letargo e alla pigrizia, e sfortunatamente, costituisce anche il 90% del cinema e fa solo addormentare le persone più profondamente. Volevo solo che il film rimanesse come un documento, forse per cento anni, una testimonianza di quello che abbiamo vissuto in questo periodo.

 

5. Su cosa stai lavorando adesso? 

Attualmente sono in gravi difficoltà finanziarie e tutto ciò che sto cercando di fare è mantenere in vita me stesso e la mia famiglia, ma non posso trascurare il cinema, e ho scritto un'altra sceneggiatura sulle speranze della nuova generazione di donne afgane. È la storia di una ragazza che vuole imparare l'acconciatura ma sua madre è contraria. E un'altra cosa che non smetterò mai, di insegnare e imparare, e in questi giorni sto studiando cinema. 

 Ringraziamo Mohammad Baqer Hoseini per la sua disponibilità e ci diamo appuntamento a breve per parlare di altri film in rassegna al Sipontum Arthouse International Film Festival. Intanto vi lasciamo con le parole della giuria.

Regista di grande prospettiva, una sequenza su tutte, l'attacco notturno con le due sagome che attendono nell'ombra e tutto si svolge fuoricampo mentre noi vediamo loro... buone le musiche e il montaggio (Vincenzo Totaro)

Interessante il ruolo da protagonista della "porta"! la porta che divide, che protegge, che imprigiona, che libera...che apre e chiude. L'immagine della donna che attende...ricamando, in un contesto di paura, l ho trovata molto incisiva. Anche l'ultima scena di loro due tra le due porte...come in carcere... e poi verso la libertà. Rievoca il carcere anche il suono della chiusura a chiave delle porte , metallico e incisivo.(Anna Troiano)


 


 

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