Spazi bianchi e zone d'ombra - Solace di Tapio Antere


 Tra i film più apprezzati nell'ultima edizione live del Sipontum Arthouse International Film Festival possiamo sicuramente segnalare Solace, del finlandese Tapio Antere. Il film. Il film si è aggiudicato tre premi nella sezione cortometraggi: miglior regia (Tapio Antere) miglior fotografia (Eino Antonio) e migliore attrice (Anastasia Trizna).

Dicevamo che il film, oltre ad aggiudicarsi tre premi, si è anche guadagnato il favore del pubblico in virtù della sua capacità di mantenere alta la tensione ma soprattutto l'empatia dello spettatore nei confronti della protagonista, una poliziotta (Anastasia Trizna) che indaga su un suicidio e si muove negli spazi dove questo è avvenuto.

La protagonista è sempre osservata da prospettive inconsuete che sommandosi nel suo lento peregrinale all'interno del "teatro degli eventi" che è l'abitazione della vittima (Vilma Tuomi) arrivano a far percepire la casa stessa come viva e capace di osservare. La poliziotta ha da subito un canale preferenziale di comunicazione che si basa sul "non espresso".


 La regia di Tapio Antere procede in modo preciso e secco concentrandosi sugli spazi bianchi e sulla capacità evocativa del non detto e del non visto rendendo lo spettatore ben disposto a immaginare tutto quello che manca.


 Anche l'uso consapevole delle ombre e la continua fuga data da elementi architettonici della casa, contribuiscono a costruire una narrazione fatta appunto di ombre e spazi bianchi che non dicono nulla e dicono tutto.


 Lo stesso incontro con la vittima (bravissima anche Vilma Tuomi) si carica di significati ulteriori e sposta l'attenzione dello spettatore sempre un po' più in là, lo costringe ad andare oltre il visibile.


 Solace è un esempio riuscito di come il cinema Arthouse riesca a coniugare un' originale e artistica cifra cinematografica con il favore del pubblico, il tutto senza necessariamente votarsi al cinema ipercinetico oppure alle trovate "fracassone" di forte impatto spettacolare.


 Qui di seguito riproponiamo le note critiche dei giurati del festival.


Lavoro interessante!
Le performance di entrambe le attrici risultano importantissime all'interno di questo film.
Tra le due attrici però, mi è arrivata fortissima l'interpretazione della donna morta (Vilma Tuomi).
Molto misurata, contenuta, pulita. Non ha avuto bisogno di "strafare" per rendere potente il suo ruolo nel "dialogo" con la poliziotta. (Anna Troiano)

Lavoro interessante e intenso che non lascia indifferenti. Atmosfere e suspense che catturano l' attenzione in maniera spasmodica, Viene naturale scrutare il volto dell'attrice protagonista esattamente come fa lei, mentre si guarda intorno, muovendosi con sospetto e circospezione( proprio come una detective) all'interno di una casa vuota( quasi a voler simboleggiare il suo sub-inconscio, una sorta di tabula rasa che necessita di essere riempita ricordando, affrontando e metabolizzando qualcosa di doloroso e di rimosso che emerge dal passato).Il pianto liberatorio della detective unito al sorriso appena accennato del "cadavere" sembra in qualche modo avere una funzione di riconciliazione e di conforto Molto molto brava l'attrice protagonista! (Manuela Boccanera)

Un film nel quale si distinguono e mescolano almeno un paio di livelli di lettura. un frammento della vita di una poliziotta che capita in una casa vuota ma non troppo. Infatti nella casa trova un cadavere di una adolescente suicida e trova anche alcune sue ( della poliziotta) rimembranze, reminiscenze, o almeno così ci è parso di capire. Lo sguardo apparentemente indagatore della ispettrice lascia posto ben presto allo sguardi tipico della persona che ricorda o cerca di ricordare qualcosa. Ma cosa? alcuni sparuti lampi illuminano con una tonalità caldissima questi sedimenti inconsci. Ma non basta a mettere lo spettatore sulla pista giusta.(Antonio Del Nobile)

Un buon lavoro che combina atmosfera, sostenuta da una fotografia adeguata di Eino Antonio, con l'ottima interpretazione, essenziale e senza sbavature, di Anastasia Trizna. (Antonio Universi)

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