FOCUS - Ritratto d'attrice in un interno
L'edizione appena conclusa del Sipontum Arthouse International Film Festival ha visto la presenza di un gruppo di attrici capaci di dare corpo a personaggi indimenticabili e sfaccettati. Aiutate da film compiuti con ruoli scritti in modo egregio, le interpreti ci mettono molta farina del loro sacco per dare corpo (letteralmente) a una variegata umanità, dolente, ma capace anche di lottare e qualche volta sorridere con autoironia.
Aline Mahaux è Coco in En Fin de Conte di Zoé Arene
L'interpretazione pirotecnica della giovane attrice restituisce al pubblico il ritratto di una "fata sbandata" in un mondo che non è più capace di sognare. L'intensità dello sguardo nella macchina da presa (vede letteralmente il pubblico), cerca ostinatamente di convincere chiunque che lei è veramente una fata (non una prestigiatrice o una maga, una vera fata che esercita la professione da centinaia di anni). Diverse le scene culto; l'incontro con un bambino che la crede pazza o quello con mago Merlino, vittima del suo stesso destino e ridotto a mendicare intorno alla stazione fino al finale magico e indimenticabile. Aline Mahaux è attrice completa che sicuramente rivedremo in futuro.
Juliette Gadrat è Julie in Desamor di Fernando García Pliego
L'erotismo sottile e consapevole della giovane "istitutrice e tuttofare" viene reso dall'attrice francese con misura e ambiguità costante; ed è così che il suo personaggio appare a tratti opportunista e calcolatore, a tratti estremamente dolce ed empatico. Un lavoro di sottrazione che costringe la regia a starle dietro ma a una certa pudica distanza, senza che riesca a svelare mai veramente la sua sfaccettata interiorità. Un personaggio intrigante che si sviluppa in profondità e nelle zone d'ombra.
Kristin Sarboukh è April in April at the End of the Month di Tim Disbrow
Le dinamiche alienanti della vita moderna invadono anche l'anima in affanno di April; qui regia e interpretazione vanno di pari passo all'interno di un registro essenziale e che procede per sottrazione. Il paragone viene facile e immediato: la Sarboukh sta al cinema di Disbrow come Greta Gerwig sta a quello di Noah Baumbach. Ma è un paragone che, se pure ha qualche fondamento, non racchiude la vera essenza di questo lavoro e della sua interprete. Kristin è attrice interessante e ha reso interessante un personaggio quotidiano come April, alle prese con le piccole contraddizioni di tutti i giorni.
Lo sguardo profondo, solcato da pensieri lontani che vanno all'indietro, nel passato che definisce un futuro ormai scritto e lo specchiarsi compiaciuto di una femminilità che trova il modo di esprimersi anche se lontano da occhi indiscreti. Mahnaz Mohamadi presta il suo sguardo e la sua bellezza a un personaggio dalla femminilità trattenuta e dolente, un personaggio silenzioso e indimenticabile che riesce a trovare l'empatia del pubblico senza cercarla a tutti i costi.
Quattro attrici che ci hanno fatto sognare e che vorremmo vedere nuovamente nelle prossime edizioni del SAIFF.
Ma non sono le uniche che hanno impressionato; ad esse, infatti, dobbiamo aggiungere Marina Kozawa che dà corpo a una donna in carriera che all'imporvviso crolla sotto i colpi di una sindrome generale di adattamento, dovuta ai molteplici fattori di stress e pressioni alla quale è sottoposta in Floating Holidays di Yumi Masuda. Dobbiamo aggiungere anche Felise Lyon, lo sfuggente fantasma della casa vuota in Ghost, di Pernell Marsden, un corpo senza voce e che non lascia segni. Marina Kozawa e Felise Lyon hanno dimostrato di avere numeri interessanti e la capacità di dare profondità a personaggi difficili e interessanti.
Intanto, il pubblico potrà ammirarle nei film in programma presso La Traccia Nascosta - Sound Recording Studio, nel corso delle prossime proiezioni live.
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