I vincitori di Giugno 2022 e le parole della critica sulla selezione ufficiale

 Si è conclusa, con la proiezione del 10 giugno, la quinta sessione del Sipontum Arthouse International Film Festival. Si tratta dell'ultima sessione prima della pausa estiva, ma sarà una pausa solo per le proiezioni live; il festival infatti continuerà a visionare e giudicare i lavori in arrivo che andranno in concorso a settembre.  Cambia leggermente il format, passando a sessioni di premiazione stagionali e non più mensili (primavera, estate, autunni, inverno) e proiezioni che saranno intensificate; - continueremo a mostrare i bellissimi lavori in concorso tutti i mesi e sempre presso La traccia nascosta Sound Recording Studio a Manfredonia. Ci saranno altre interessanti novità, rimanete sintonizzati. - ci dice il direttore artistico del festival Adriano Santoro. Ma torniamo al presente; qui di seguito l'elenco delle opere risultate vincitrici.


 

Di seguito raccogliamo le impressioni della critica sulla selezione ufficiale.

For I Am Dead di Patricia Delso Lucas


Un enorme sforzo produttivo. Ottimo il lavoro di costumista, location scout e quello del direttore della fotografia.(Antonio Universi)

Complessivamente un buon prodotto sul piano tecnico, molto ben confezionato, buona la prova attoriale , notevole la fotografia. (Manuela Boccanera)

Buon lavoro, di stampo romantico a tratti un po' calligrafico (ma ci può stare visto il contesto di riferimento). Molto interessante anche la prova attoriale, specialmente nell'intensità del protagonista Al Nazemian, che dà corpo e anima a un personaggio classico (e romantico, appunto). Bellissima fotografia alla maniera di Barry Lindon. (Vincenzo Totaro)

Into The Mist di Amitabha Chaterij


Siamo in presenza di un film con una certa personalità. Le scelte registiche adottate (lunghi piani sequenza e lunghi dialoghi) sono funzionali al racconto che mi ha ricordato la vicenda che fa da sfondo al romanzo di José Saramago "Saggio sulla lucidità" ( per via della situazione elettorale). Attesa e sospensione create con maestria. (Antonio Del Nobile)

 - La Nazione stessa è nostra madre. -
- Chi è veramente "la madre" la Nazione o la macchina burocratica?" -
Un'opera notevole: un po' documentario etnografico, a tratti poema bucolico è sicuramente lo specchio della schizofrenia e della preoccupazione delle classi dominanti di soffocare anche il più piccolo potenziale pericolo di cambiamento. Un terrore tale da spingere a inseguire un fantasma.
Un racconto nel racconto nella scelta di lunghi campi e piani sequenza, e nelle inquadrature fisse paradigmi dell'immobilità e del blocco sociale della società stessa che può solo limitarsi a guardare da lontano i funzionari e i potenti (pro tempore) burocrati emanazione di quella macchina dello Stato che (ovunque) ha preso il posto della Nazione.(Antonio Universi)

Adagio Portoghese di Guido Bandini


Il guardare… in modi diversi…con attegiamenti diversi. Il guardare del regista…ma anche il guardare di chi il regista sta guardando… che ha modalità diverse… molto interessanti e che sfociano in azioni diverse.
E ancora il muoversi verso qualcosa o qualcuno sovrapposti allo stare fermi.
Un finito che in tante scene parla di infinito
Il grande…sovrapposto all piccolo
Un aspetto pittorico, ricercato ed elegante
Tante immagini diventano quadri…alcune si sovrappongono ad essi.
Il documentario come un “modo” di guardare… in questo caso…un modo molto poetico.
Accompagna la narrazione un testo breve, intenso che non toglie potenza al racconto per immagini.
“Fermare l’immagine dentro un tempo”…dice la voce narrante... ed è quello che "Adagio Portoghese" ha fatto! (Anna Troiano)

 A differenza di ciò che è per un pittore dove ciò che conta è l'opera artistca e non l'oggetto della sua opera, il film mostra un rispetto totale e quasi mistico per" l'oggetto", vale a dire per le immagini, le quali sono già di per sé una realtà e un racconto. Per gli interrogativi che pone, attraverso le parole in voice over, mi ha ricordato Lisbon Story di Wim Wenders (Manuela Boccanera)

 Una sinfonia documentaria più che documentario in senso stretto, in bilico sulla natura "binaria" osservazionale/narrativa, ci consente una doppia immersione cinematografica: nella storia del cinema (i Lumiere e De Oliveira, ma anche, in qualche modo, Wenders) e nella teoria cinematografica. Che cosa è il cinema? Si chiedeva Bazin... Questo documentario non dà risposte esplicite ma, in un certo senso, ci mostra un elemento fondamentale dell'arte cinematografica, il movimento. Dimenticavo, in più punti riesce ad essere emozionante con semplicità. Pensato bene e realizzato meglio. (Vincenzo Totaro)

We're Gonna Come Back di Janine Molinari


 Un Video musicale classico e garbato (forse il più classico che abbiamo ricevuto fino ad oggi). Sprigiona energia da tutti i pori, grazie a ottime musiche e ragazzi talentuosi; ne viene fuori un'inno alla vita e alla resistenza "nonostante tutto" quello che sta accadendo negli ultimi anni. (Vincenzo Totaro)

Pick di Shahoo Ahmadi


 Bello. Pulito. Un che di puro infine, forse solo ideale ma che riverbera negli occhi e nell'animo di chi guarda.(Antonio Del Nobile)

Pulito, limpido , essenziale , preciso, a tratti molto poetico ! Il frutto che cade , che attraversa , che rotola , che viene staccato dalla pianta , addentato … diventa una narrazione nella narrazione che non sottrae nulla alla storia anzi ne crea un’altra allegorica e pur sempre chiara sulla vita ! Il passaggio dai bambini all’età avanzata … gli sguardi di entrambi e il passaggio di “testimone”. (Anna Troiano)

Once I Passed di Martin Gerigk


 L’immistione di formule geometrice, immagini, foto, musica potrebbe sembrare inopportuna … soprattutto sul “tappeto” poetico di Whitman … così bello di per sé… invece ho trovato tutto molto pulito e chiaro e delicato . Un racconto poetico e artistico con diversi linguaggi comunicativi che non si sovrappongono ma si mescolano con eleganza e bellezza creando una narrazione che dona un proprio respiro alle parole di Whitman (Anna Troiano)

Toinen di Teemu Saarinen e Ville Aittokump


 Film di grosso impatto visivo, tecnicamente ben realizzato e che non lascia indifferenti. Si intuisce che il regista ha stoffa e "cose da dire". (Manuela Boccanera)

Un trasloco (cambiamento di vita? esistenziale? ) scatena i ricordi del passato che evidentemente bloccano il futuro; a fare da detonatore è un quadro. Tra effetti visivi ben spesi e colori saturi utilizzati in chiave espressiva, quest'opera ci trasporta in un passato pieno di cose da mettere a posto. Film originale, strizza l'occhio alle avanguardie storiche ma non somiglia a nulla di già visto. Singolare l'utilizzo del 4:3 dopo la comparse del quadro, una scelta che dona maggiore equilibrio e ci permette di focalizzare l'attenzione sui visi degli attori, meglio sugli occhi, lì dove ci sono le possibili chiavi interpretative del film. (Vincenzo Totaro) 

The Soldier And The Girl di Jaykumar Shah


 Un kammerspiel in piena regola all'interno di una cornice narrativa bellica che lo rende un lavoro di stretta attualità, purtroppo. Diventa ancora più interessante se visto "in parallelo" a No man's land di Danis Tanovic di cui The Soldier and The Girl e un cugino di secondo grado. Tecnicamente ben realizzato, il regista ha un buon potenziale. (Vincenzo Totaro)

Control di Will Dunlap


Lavoro interessante e misterico ha i suoi punti di forza nella sapiente e personale composizione delle inquadrature (niente affatto banali). Io l'ho interpretato come  necessità di accettare l'inevitabile e lasciarsi alle spalle "la mania del controllo" di cose che evidentemente non si possono controllare. Il finale con gli abiti da donna lasciati in un armadio silenzioso mi fa pensare a un lutto improvviso e alla impossibilità di razionalizzare/accettare l'abbandono (sia esso voluto o casuale). Ottima scrittura e montaggio. Il regista è bravo, ha una voce personale e una buona mano. Credo che ne sentiremo parlare in futuro. (Vincenzo Totaro)

 Diversi sono gli elementi che ho apprezzato: -l'analogia del bosco con il percorso di vita che ognuno di noi è chiamato ad intraprendere, la cui immagine( quella del bosco) anche se può sembrare scontata e poco orginale )risulta però molto efficace ai fini narrativi; - l'imput di partenza che lo spinge a reagire determinato dalla curiosità e dal desiderio di realizzare un progetto, un fine- il titolo, il quale sembrerebbe avere un doppio significato suggerendo da un lato quanto sia importante nei momenti difficili della vita riprendere il controllo di sé e della propria vita ma al tempo stesso, anche perderlo e lasciarsi condurre fiduciosi, abbracciando il mistero. Ottima la regia- Hai come l'impressione che ogni inquadratura , ogni suono sia studiato al millimetro allo scopo finale di farci vedere la realtà attraverso gli occhi di quest'uomo conducendo lo spettatore per mano alla ricerc di qualcosa ..un passo alla volta. (Manuela Boccanera)

Almost Saint Senya di Vladyslav Robski


Corto tragicomico . molto divertente, fluido e dal ritmo incalzante proprio come la giornata della protagonista( un'infermiera che si reca al lavoro, tra ritardi, vicissitudini, discussioni e malumori. Attori bravissimi e credibili. Mi è piaciuto il cambio di ritmo nella parte finale del film, quasi come se il tempo di fronte all' evento" morte" ( in questo caso del marito tradito) rallentasse di colpo quasi a fermarsi. (Manuela Boccanera)

Un giorno di Luce di Matteo Vanni


Interessanti e ben scritti i dialoghi e la costruzione dei personaggi oltre alle performance recitative di Luce e Agata: molto brave, vere e intense. Il film risulta essere a tratti commovente. (Manuela Boccanera)

Mi ha colpito il personaggio di Agata , ben strutturato, con sfumature interessanti fatte emergere da una brava attrice . Nella scena di presentazione , Agata mi ha ricordato un Alda merini con la sua sigaretta tra le dita, che parla di lei.(Anna Troiano)

Un film potenzialmente "scivoloso"; nel mio caso partiva con gli sfavori del pronostico perché, di fronte a lavori con tematiche sociali di questo tipo, temo sempre di trovarmi di fronte a un prodotto "ruffiano". E invece ci troviamo di fronte a un'opera compiuta, diretta con garbo e interpretata bene da tutti specie dalle due protagoniste (Agata e Luce). Alla buona riuscita finale contribuisce in modo determinante l'ottima sceneggiatura, specialmente i dialoghi. (Vincenzo Totaro)

The Haunted Jizo of Shimo-Mizuno, Sayama City di Mitsuo Kurihara


 Un altro buon lungometraggio di scuola giapponese.  Godibile , con il un finale edificante. Le incursioni delle due chitarriste cantanti risultano essere particolarmente divertenti (mi hanno ricordato in qualche modo i fratelli Coen), sono una specie di tormentone straniante. (Antonio Del Nobile)

Alla seconda opera presentata, il cinema di Kurihara sembra avere un'impronta piuttosto personale e un percorso che, è logico supporre, si arricchirà di una galleria pittoresca di volti e situazioni di qui a poco tempo. Che si tratti di tradizione, folklore o storie quotidiane questo cinema si identifica strettamente con i luoghi in cui è girato; dici John Waters e pensi a Baltimora, dici Woody Allen e pensi a Manhattan, dici Luciano De Crescenzo e pensi a Napoli... dici Mitsuo Kurihara e pensi a Sayama. (Vincenzo Totaro)

Beneath The Ash di Amir Saleh


Atto d'accusa forte e testimonianza importante, in diversi momenti estremamente toccante, in grado di raccontare anche momenti di grande umanità e solidarietà.(Manuela Boccanera)

Per me è stato molto difficile vederlo. Molte persone a me vicine lavorano nell'ospedale di Bergamo e altre ci vivono. Quelle immagini hanno scandito le mie giornate per lunghi mesi e anche le ambulanze...e oggi mi colpiscono e infastidiscono. Realizzato molto bene, forse anche troppo se mi ha fatto un certo effetto. (Anna Troiano)

 

 

 

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