I vincitori della sessione "Primavera 2024" e le parole della critica sulla selezione ufficiale
C'è aria di grosse novità all'interno del Sipontum Arthouse International Film Festival; "una delle mission principali che ci siamo posti sin dal principio è quella di cercare di far arrivare i lavori al maggior numero possibile di spettatori; per questo motivo, oltre alle consuete proiezioni dal vivo che ripartiranno in autunno, sta diventando sempre più concreta la possibilità, per i lavori selezionati (delle nuove e vecchie edizioni), di essere distribuiti su una piattaforma streaming di cui parleremo in modo esaustivo spero molto presto, ovviamente al netto di una esplicita volontà degli autori stessi", dice il direttore artistico Adriano Santoro.
"Le difficoltà restano, per un festival completamente indipendente e senza finanziamenti pubblici o privati, ma sono difficoltà che al momento affrontiamo molto volentieri perché possiamo continuare per la nostra strada senza scendere a compromessi", ribadisce l'ideatore del festival Vincenzo Totaro.
Intanto, per tornare alla stretta attualità, si è conclusa l'edizione PRIMAVERA 2024 del festival, un'altra splendida edizione che ha visto una notevole varietà di stili, temi e modi di messa in scena nei lavori giunti. Un'altra bellissima edizione con soltanto 13 lavori selezionati ma che ci danno tanti spunti di notevole interesse.
Ecco a voi la lista dei vincitori di questa edizione.
Di seguito raccogliamo le impressioni della critica sulla selezione ufficiale.
The Theatre di Jakob Schaefer e Abagail Vanmerlin
Un documentario interessante sulle relazioni e sugli ombelichi dei cinque o sei artisti teatrali che decidono di fare la scommessa di partire da ogni angolo del mondo per ritrovarsi a Vancouver in periodo Covid per mettere su tre spettacoli teatrali in pochi mesi. Spettacolari le riprese di Vancouver notturna e di certi scorci del territorio canadese in inverno. (Antonio Del Nobile)
La San Giocosa di Ilaria Pezone
L'idea di raccontare la diversità e il sentirsi "diverso da"... senza cadere in luoghi comuni ma entrando in "spazi" folli e incomprensibili ai molti... in una sorta di dialogo con "uno , nessuno e centomila", mi ha intrigato moltissimo. (Anna Troiano)
L'evidente ironia e autoironia sulfurea si esplica tutta in una battuta folgorante (automatica?): " Buongiorno, allego documento firmato dal lato positivo della mia vita"... ... nel complesso di un universo iperconnesso che va blaterando parole inutili, ( in un paradigma che non ammette spazi bianchi ma che prevede l'incomunicabilità trasformata in eccesso di comunicazione inutile), rotola la vita...(Vincenzo Totaro)
Quorum di Rafael Fonseca
Il film nasce dal tentativo di un giovane regista di far rivivere
attraverso due suoi attori la storia passionale tra una suora
portoghese ed un soldato spagnolo nel XVIII secolo , storia, o meglio
leggenda (perché non si sa quanto ci sia di verità e quanto invece di
romanzato) incisa su una lapide .Tutto allora sembra un work in
progress, niente appare ben definito e preconfezionato così come, del
resto, è sempre il processo creativo nella fase iniziale
Interessante, in quanto desta attenzione e dà un po' di dinamicità
all'opera, la scelta di aver mischiato continuamente i piani
narrativi; quelli nei quali gli attori sono alle prese con i loro
rispettivi ruoli e dove sono se stessi e in questa fase di continua
ricerca tutto si mischia e diventa possibile .Vengono così utilizzati
diversi piani temporali e spaziali(gli attori sono prima nella location
del film, un attimo dopo sono su un palco teatrale applauditi dal
pubblico) e in questo processo sperimentale e creativo senti che ogni
porta non viene mai chiusa del tutto anche quella di voler eventualmente
smantellare del tutto la forza di una leggenda. (Manuela Boccanera)
01 di Daniil Denisov
Il film ti rende parte del racconto facendoti entrare "dentro" la protagonista... non sei un semplice spettatore ma quasi subito ti ritrovi all'interno di questo viaggio surreale e onirico. La fotografia è incredibilmente potente e incisiva, un linguaggio chiarissimo che riesce ad avvolgere la performance dell'attrice esaltandola.(Anna Troiano)
Visionario, onirico, efficace e potente .Tutto è perfettamente calibrato e funzionale: immagini, suoni, parlato ma anche regia, montaggio, fotografia, scelta delle location, costumi, tutto. (Manuela Boccanera)
Ana Paula di Leigh Marling
Una regia solida sia nell'impianto scenico che, soprattutto, nella direzione degli attori, in gran parte non professionisti. Opera sincera e struggente che si inserisce di diritto in un nuovo filone sud/centro americano dal sapore "verista", per tematiche vicino a film come Silence in Paradise di Colbert Garcia (2011) - Robe of Gems di Natalia Lopez (2022) e Prayers for the stolen di Tatiana Huezo (2021).(Vincenzo Totaro)
Un film bello e ricco di emozioni con una sceneggiatura chiara e ben costruita. Una prova attoriale potente e allo stesso tempo delicata dell'attrice protagonista. (Anna Troiano)
The stoic Breeze di Tomas Gold
Il mestiere ci sta, il bianco e nero è fondamentalmente omogeneo e non soffre dei cambi di luce, a rendere effetto di sfondo il mondo intorno agli attori. (Luigi Starace)
Il cinema indipendente, quello veramente indipendente, spesso ci regala degli enigmi esistenziali e poetici. The stoic breeze è quasi un Haiku nella sua dimensione poetica e sensoriale, teorico nel suo modo produttivo coraggioso. Chiudo citando Luca Mondelli (acuto critioco e spettatore nonché mio caro amico): chi cerca qualcosa lasci perdere. Chi non cerca niente troverà invece tutto in questo piccolo film indipendente. (Vincenzo Totaro)
The Serena Variations di Warren Fischer
Film interessante, ben fatto e potente. Raccontando l'esperienza di una
giovane violinista affetta da autismo anche se non diagnosticato ,la
pellicola sembra porsi la questione del rapporto tra perfezione
artistica e follia , del legame e confine labile intercorrente tra la
ricerca spasmodica, ossessiva e a volte distruttiva di perfezione
artistica e la follia, là dove follia sembra a volte far rima con
genialità . Il risultato per la protagonista sarà quello di entrare in
una spirale di caos totale ,di sfida ( soprattutto verso se stesa) che
sarà per lei destabilizzante, frutto di sofferenze indicibili , (in
parte dominato anche dall'uso di sostanze psichedeliche quali mezzi di
ispirazione del processo creativo) ma che, sembra poi convergere nella
consapevolezza finale che l'Arte, in qualunque sua forma, non sia altro
che un atto d'amore. (Manuela Boccanera)
Sleeping Close di Giulio Pereno
In uno stile senza compromessi, questo film ha tra i suoi punti di forza un bagaglio visivo potente e pittorico che risulta essere suggestivo e di forte impatto. Immagini e performance attoriali spesso ipnotiche. (Vincenzo Totaro)
Aka di Abinadi Meza
Meditativo. Che le registrazioni audio fossero state fatte in treno mi è stato chiaro fin da subito, davvero ben effettate! (Giuseppe De Salvia)
Mi è sembrato un tentativo di entrare in un non definito stato psichico. Un frammento un po' lisergico e altrettanto monolitico. (Antonio Del Nobile)
Torna con le sue visioni sperimentali che riecheggiano la memoria (attraverso procedimenti sperimentali da avanguardia cinematografica). Siamo sulla falsariga di Tlaloc ma con un superiore potere ipnotico e una maggiore pressione degli elementi uditivi. Questo genere di sperimentazioni mi piace (mi rilassa o mi mette ansia, dipende dal momento). (Vincenzo Totaro)
A house on a bridge di Shayan Shahvardi
Bellissimo, dirompente, intenso e commovente. Azzeccatissima anche per
il suo valore fortemente simbolico. la location.. un ponte nel cuore
della notte.. dove a cambiare, per la sua posizione dall'alto, è anche
la visione delle cose e del mondo. Un ponte che potrebbe portarli
ovunque ,verso la vita o inesorabilmente verso la morte. (Manuela Boccanera)
Un lavoro molto bello!
Ottima performance di Paria Mardanianu!
Il ponte come punto di incontro, come luogo di rottura e di ritorno,
un posto dove si vede tutto scorrere, sotto il quale tutto “passa”.
Un simbolismo delicato ma efficace e molto forte.
Un film a cui si può togliere anche l audio e resta chiarissimo e interessante nel racconto e nel significato!
I vari linguaggi comunicativi si incastrano come un puzzle perfetto
ma allo stesso tempo se se ne toglie uno … gli altri non fanno perdere
chiarezza e intensità al racconto. (Anna Troiano)
Non facile rendere il mix dialoghi/ambiente così efficace, ottimo lavoro! (Giuseppe De Salvia)
The wind of memories di Michele Raimondo Guidacci
Sembra che ci siano molte foglie in questo bel corto, ma al di là delle
apparenze, per quanto riguarda l'idea di cinema alla base del film, il giovanissimo regista sembra avere sfrondato molte delle convinzioni e delle mode
dominanti. E ha fatto bene. Ha fatto ciò che normalmente registi
blasonati fanno ad un certo punto della loro carriera o alla fine.
Puliscono, radono, purificano. La loro arte diventa più rarefatta. Il
ragazzo ha iniziato subito, si è portato avanti per cosi dire. Infatti
visivamente il lavoro è assolutamente pregiato. (Vincenzo Totaro)
Incipit folgorante per un lavoro per molti versi sorprendente; il giovanissimo Michele Raimondo Guidacci non fa mistero di ispirarsi a Tarkovskij, tra gli altri; la cosa estremamente confortante è che, a soli 16 anni, ha gia fatto propri questi maestri del cinema e nella sua opera si vede che non siamo alle prese con una citazione superficiale e manierista (di chi non ha capito nulla dei propri maestri, e delle loro opere si tiene la buccia e getta via il frutto). In prospettiva molto molto interessante. (Vincenzo Totaro)
Deliverage di Sofia Giampieretti, Gaia Mastropietro, Giovanna Mastantuoni, Priscilla Lenoci, Rossella De Giosa
Diretto, chiaro, bello. L’utilizzo del colore e del non colore mi ha
ipnotizzato dall inizio alla fine. La velocità, i ritmi, hanno portato
lo spettatore a sentirsi un osservatore interno alla storia.
L’animazione ha saputo ben raccontare tutte le sfumature emotive
della protagonista coinvolgendo lo stesso spettatore a tal punto da
entrare in empatia con lei. (Anna Troiano)
Un bel cortometraggio compatto. La tecnica mista di animazione viene completamente riassorbita e unificata dalla sceneggiatura. Tutte le suggestioni arrivano al bersaglio in maniera efficace, dalla piovosa sera milanese alla atmosfera di piombo, alla rabbia e frustrazione, dal riaprirsi di vecchie ferite al viaggio a ritroso della lacrima repressa e reingoiata. Tutti elementi che diventano discorso universale. Trovo geniale il fatto che riesce a denunciare situazioni lavorative precarie senza nominare esplicitamente il discorso sociale. Una stridente armonia. (Antonio Del Nobile)
Questo godibile cortometraggio funziona; bella la tecnica mista, ottimo ritmo e atmosfere ricreate a dovere (una Milano grigia sotto pioggia acida). (Vincenzo Totaro)
Light on water 9 di Andrew Payne
Il film è un compedio di teoria cinematografica con un improvviso innesto di poesia; a una prima parte in cui la luce e la corrente impetuosa ci mostrano increspature di luce (che sarebbero piaciute tantissimo agli avanguardisti) , verso il finale il fiume si calma e nel tempo comincia a mostrare alcune forme... un occhio freddo impersonale dalla quale il regista prende le distanze (una volta scelto il punto di vista e la porzione da riprendere). Ottimo film sperimentale e poetico nonché metacinematografico (nel senso di riflessione sulle capacità del cinema di meditare sul tempo e sui volumi). (Vincenzo Totaro)
Kant si interrogava sulla realtà ultima delle cose parlando della "cosa
in sé". Questo film sembra proporre una riflessione su "la cosa di per
sé": E cosa c'è di maggiormente specifico del cinema per riflettere
sulla cosa di per sé? In questo senso il corto é metacinematografico in
quanto "riflette" sulla cosa a partire dagli elementi costitutivi sia
della "cosa" sia del cinema stesso: Luce, tempo/durata, movimento,
spazio, alto/basso, pieno/vuoto... e anche superficie/profondità. (Antonio Del Nobile)
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