NUOVI MONDI - Ana Paula di Leigh Marling
Con Ana Paula torniamo nelle periferie, quelle aree suburbane a metà tra degrado e poesia dei sentimenti umani, sentimenti che nascono a dispetto di tutto e tutti. Anime che si muovono confinate in aree periferiche; lontane dal "centro del mondo" lottano per affermare il proprio diritto ad esistere.
Un'attimo prima che la città si svegli, per strada troviamo soltanto cani randagi e qualcuno che sta già lavorando.
Iniziano a vedersi le prime persone che vanno lente verso la loro destinazione; e intanto la città esce lentamente dalla notte.
Tra coloro che nella periferia escono sul far del giorno e vanno incontro al proprio destino, troviamo Ana Paula che con il suo scooter si reca al lavoro tutti giorni: fa la fattorina in un hotel. Ana Paula è una donna sola e fragile con un unico grande obiettivo, adottare sua nipote che per il momento è ospite in un orfanotrofio governativo.
Itzel Castrellon |
Moises Quinones |
Una donna sola e dal passato oscuro diventa una preda facile per una periferia messicana che, abbiamo imparato a capire nel tempo, non è un posto adatto alle donne. Ed è così che anche chi dovrebbe proteggerla si mette in fila per approfittare di lei, e lei per sopravvivere ha davanti agli occhi un solo pensiero: la sua nipotina.
La regia di Leigh Marlin procede per sottrazione, lascia parlare le immagini e solo raramente affida alle parole uno sfogo sentimentale, sentimento che è prepotente nella spinta melodrammatica del film ma che non diventa mai fastidioso cliché. Ad un inizio pervaso da una poesia quotidiana (quasi documentaria) segue un processo di pedinamento zavattiniano che tiene lo spettatore sui passi percorsi dalla protagonista.
Lo sguardo di Ana è perso in un mondo troppo grande e violento per le sue fragili spalle e dove non può arrivare lei, pian piano, arriva Fernando (che nel frattempo si scopre uomo da una parte e figlio di uno degli aguzzini di Ana dall'altra).
La bellezza di un cast di "non professionisti" (ma davvero li possiamo definire non professionisti?), è che concede verità ad ogni singola sequenza; gli attori non sfoggiano il loro armamentario recitativo appreso nel corso degli anni ma si concedono alla macchina da presa di Leigh Marling con disarmante sincerità. Mancano le sovrastrutture attoriali che avrebbero reso le interpretazioni tecnicamente pregevoli, forse ma , con ogni probabilità, fastidiosamente melodrammatiche. Ed è così che anche nelle sequenze a più alto tasso sentimentale, non si sfiora nemmeno il pericolo del patetico e della macchietta.
Ed è così che anche le corrotte forze dell'ordine, messe di fronte a un sentimento che esplode in tutta la sua forza, non possono fare altro che disapprovarlo impotenti, in silenzio e con sguardo severo.
Tra verismo narrativo e denuncia sociale, poesia del quotidiano e lotta per la sopravvivenza, Ana Paula mette in mostra una parabola femminile (più che femminista) che in alcuni frangenti si avvicina a una forma di realismo poetico. I personaggi di Leigh Marling non devono salvare il mondo, non sono impegnati in macchinazioni governative o in eventi che cambieranno il corso della storia; sono impegnati a reclamare il loro posto nel mondo, reclamano incessantemente la possibilità di vivere il presente e non tanto il futuro che ancora non esiste.
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