I vincitori della sessione "primavera 2023" e le parole della critica sulla selezione ufficiale
Si è conclusa la sessione primaverile 2023 del Sipontum Arthouse International Film Festival. Tanti i lavori in gara e di diverso genere e sensibilità, con un ritorno in grande stile del cinema sperimentale.
La prossima proiezione live si terrà sempre presso La Traccia Nascosta - Sound Recording Studio, il prossimo 31 Marzo alle 20.30, intanto ecco a voi la lista dei vincitori di questa edizione.
Di seguito raccogliamo le impressioni della critica sulla selezione ufficiale.
Night of the Kiss di Gabrielle Lindau
Cattura l'attenzione. Interessante anche nell'animazione. Una narrazione che ho trovato, a tratti, molto ironica ma anche cruda e realistica. (Anna Troiano)
Godibile e cattivo film d'animazione che prende un po' in giro le favole sentimentali con un approccio disincantato. Semplicissimo ma efficace... rivela una personalità registica felicemente corrosiva e poco allineata. (Vincenzo Totaro)
Mushroom Hunt di Kristina Kuza
Interessante come la regista -sceneggiatrice- attrice sia riuscita a "Visivizzare" una tipica relazione umana. Anzi direi che ha tipizzato alcune posizioni di rapporti umani, personalmente ho riconosciuto almeno le seguenti: uomo-donna, vittima-carnefice, cacciatore-preda. (Antonio Del Nobile)
Soluzioni visive interessanti e colonna sonora adeguata per un thriller dalle venature ironiche nella prima parte, a cui fa seguito una seconda più truculenta e psicologica. (Vincenzo Totaro)
The Flame di Emanuele Toffolo
Un buon documentario classico, tematico narrativo, ben documentato con alcune sequenze che hanno più un imprinting cinematografico che documentario. (Antonio Del Nobile)
Un documentario molto lineare ma capace di farti entrare in un mondo di maestri artigiani d'arte in cui i racconti ben accompagnano le immagini e viceversa. (Anna Troiano)
The Big Job di John Dawson
Il passaggio, questo il titolo che io personalmente darei a questo corto. Mi affascina nonostante non mi sia chiaro cosa voglia dirmi.
Quel colorare e disegnare su qualcosa che c è già è come un rito creativo da cui ognuno almeno una volta ci è passato. È un raccontare qualcosa che c è già un un modo diverso unico e proprio. (Anna Troiano)
Si vede la firma di un autore che stiamo imparando a conoscere. Rispetto a Jam It, questo film introduce una "base cinematgrafica" immagini di found footage su cui si agitano colori vivi in quello che sembra essere un video introduttivo alla maniera di "ultimo spettacolo di rete4" o "lunedìfilm" di raiuno piuttosto che cinema insieme di raidue. (Vincenzo Totaro)
Rehearsal di Khusnora Rozmatova
[...] alla ricerca registica e intellettuale fa seguito la dolente passione della prima giovane attrice, Orzu, che in qualche modo ha fatto le scarpe alla prima attice del teatro nonché moglie del regista. All'interno di questo insolito triangolo si agita la vita, i sogni e gli incubi della stessa Orzu dietro la quale, appesi ai muri, campeggiano eserciti interi di citazioni (cinematografiche, letterarie e teatrali) che ci danno il quadro di riferimento dell'opera stessa e della temperatura autoriale che si respira (tra le altre citazioni sono riconoscibili Erland Josephson e Lena Olin in "Dopo la prova" di Bergman, e poi praticamente tutto il cinema di Tarkovskij). Il risultato è un'opera poderosa che non vale solo per se stessa ma si trascina dietro tutto un mondo cinematografico vasto e articolato. (Vincenzo Totaro)
Arrivederci Paris di Louis Salvatore Bellanti
Film matto, contraddistinto da una forte vena caustica e farsesca che è difficile riscontrare nel cinema Arthouse. La marca autoriale si annulla dietro un lavoro sopra le righe che, per essere gustato nel modo giusto, non deve trovare uno spettatore troppo pronto a "fare le pulci" alla sceneggiatura, ma un pubblico che preferisce farsi trasportare dal fiume di eventi che gli accadono sotto gli occhi. Insolito e divertente (Vincenzo Totaro)
Smush di Stephan Larson
Originalissimo e davvero sperimentale.. semplice e schematico ma al tempo stesso pieno di significato e a tratti di ironia. (Manuela Boccanera)
Le premesse non erano delle migliori, molto contento siano state disattese. Nella sua semplicità è riuscito a divertirmi, mi ha ricordato molto Wall-E. (Giuseppe De Salvia)
Mi è piaciuto tantissimo. Semplice e complesso allo stesso tempo. Una
chiarezza di narrazione fresca, reale e divertente con un finale che ho
trovato poetico! (Anna Troiano)
Desire in You di Vid Mercun
Il film racconta attraverso le conversazioni di due amiche molto intime, le diverse tipologie di desiderio: da quelli più carnali e piccanti (scendendo in dettagli anche spinti e molto intimi) ;al desiderio di esplorare dimensioni più profonde che diano senso e significato all'esistenza umana, in grado cioè di condurre verso uno stato di consapevolezza allargato in cui ci sia spazio per un tipo di amore incondizionato, Una dimensione in cui predomini uno stato di benessere profondo che prescinde dalle circostanze esterne , ponendosi così al riparo dai pericoli dell'ego .Il film è come se fosse diviso in capitoli ed ho apprezzato il cambio di registro; dai toni da commedia, a quelli drammatici ,a quelli inquietanti con una certa suspense, tanto che anche le attrici mi sembravano diverse anche fisicamente- (Manuela Boccanera)
The Styx di Adam Marley
Il film è riuscito ad incuriosirmi , tenendo alta la mia attenzione fino all'ultimo Una sorta di diario di bordo "visivo" che racconta il viaggio in barca di due uomini, le cui giornate sono sempre più o meno uguali e si concludono sempre con una partita a scacchi. Ma quello che vediamo è stato realmente vissuto o solo sognato o immaginato? Tutto sembra ruotare intorno ad una scatola misteriosa: una sorta di scrigno ( nel viaggio in barca); un pacco postale al termine di un viaggio in treno, consegnato nell'appartamento di uno dei due. L'elemento della scatola con il suo alone di mistero e in grado di condurre attraverso una realtà onirica e misteriosa con tutti gli elementi simbolici , sembra ricordare molto Mulholland Drive di David Lynch. (Manuela Boccanera)
Film denso di echi che rimandano ad altro, misterico e lontano ha alcune sequenze che dimostrano una perizia registica di prospettiva interessante (mi riferisco in particolare alla bella sequenza di pedinamento nel bosco). (Vincenzo Totaro)
Paths di Olof Thiel
L'ho trovato interessante per due ragioni. Il soggetto/telecamera mima molto bene il percorso mentale dell'addentrarsi in un ambiente poco conosciuto, seguendo a volte dei sentieri e a volte andando a caso. Metafora della nostra psiche probabilmente o addirittura della vita stessa. A volte ci si imbatte in illuminazioni, a volte nella totale oscurità. E per il fatto di alternare una apparente veglia ad un apparente stato onirico. La trasformazione e il passaggio dall'uno all'altro stato è impercettibile. E così ci si trova in un ambiente marziano e nello stesso tempo sottomarino. Certo il lavoro di post produzione in questo senso è stato certosino. Resta l'esperienza un po' Dantesca del viaggio (almeno l'inizio), nel mezzo del cammin di nostra vita... (Antonio Del Nobile)
Una struttura interessante per un lavoro che ha qualcosa di innegabilmente mistico. (Vincenzo Totaro)
The Winter of Eternity di Patrick Muller
Interessante soprattutto nella capiacità stilistica (volontaria?) di ripoporre certe atmosfere da proiezione del cinema muto. (in questo senso le musiche aiutano parecchio). Alcune "vedute" richiamano i "dal vero" di inizio novecento. Un cinema dal sapore pionieristico. (Vincenzo Totaro)
Lost Images di Cesare Bedogné
Mi piace moltissimo il suo [del regista ndr.] "guardare" attraverso che pone lo spettatore protagonista di quello sguardo.
Attraverso vetri nei vetri, sporchi , puliti, bagnati...attraverso il movimento...attraverso il non movimento. (Anna Troiano)
Il cinema sfuggente di Bedogné si arricchisce di un altro tassello dotato di una forte potenza visiva. Rispetto ai "capitoli trascorsi" (in fondo Bedogné sembra riprendere la macchina da presa lì dove l'aveva lasciata nel film precedente) questo lavoro mette da parte, a mio avviso, il sottotesto mitico, rendendosi più diretto e intimo e quindi più poetico del solito perché leggermente più libero dalle intenzioni filosofiche. Maria Frepoli è una presenza necessaria e sta al cinema di Bedogné come Liv Ullmann sta a quello di Bergman. (Vincenzo Totaro)
Stabat Mater di Marina Sagona
Operazione originalissima e molto interessante quella di raccontare una storia attraverso la ripresa video di un'opera pittorica ritraente il volto sofferente dell'autrice nonché regista stessa del film : La reiterazione (quasi liturgica) della stessa immagine più e più volte attraverso lo stesso movimento di macchina (il carrello che ogni volta si allontana per poi tornare sul volto della donna e poi riallontanarsi pian piano) se da un lato racconta molto bene il senso di distacco e di 'abbandono subito dalla donna da parte del marito(autore del dipinto) nonché, dall'altro lato, la maternità( la donna è nuda e a gambe divaricate e patisce anche per la malattia della figlia), al tempo stesso, in maniera quasi ipnotica , il ritorno progressivo sul volto intenso della donna ti consente ogni volta di entrare sempre più in profondità.. nella sua anima.. cogliendone appieno tutto il tormento. Da "modella" di un'opera pittorica altrui , la regista è come se si fosse riappropriata del suo vissuto ,ne avesse rielaborato il dolore e lo avesse fatto proprio , impedendone che fosse "gettato via ". (Manuela Boccanera)
"..si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.." mi verrebbe da dire. Si sta (sempre) nudi e precari davanti alla sofferenza e alla morte. E si sta davanti ad un opera d'arte come davanti ad uno specchio. L'artista ci propone un'opera basata sulla ripetizione. Una sequenza reiterata dello stesso frammento [...] cosa può voler dire tutto questo? Il titolo del corto ci viene in aiuto, il dipinto rappresenta la condizione esistenziale dell'artista che cristallizza una propria fase di doppia sofferenza (della crisi matrimoniale e della malattia della figlia). Da questo corto fiotta in qualche maniera la consapevolezza della propria condizione in quel particolare momento. Ma è una consapevolezza che va componendosi, non è data una volta per tutte o consegnata allo spettatore come perla. Lo spettatore è costretto a ricostruire il significato del corto passaggio dopo passaggio[...] Ma la ripetizione sta alla base anche di tante forme di meditazione. Il corto, in un certo senso, ha proprio l'andamento della meditazione. Quel progressivo addentrarsi, quell'approssimarsi per gradi al mistero della sofferenza umana... Dunque non esito a paragonare questo lavoro ad una preghiera laica .(Antonio Del Nobile)
Solace di Tapio Antere
Lavoro interessante!
Le performance di entrambe le attrici risultano importantissime all'interno di questo film.
Tra le due attrici però, mi è arrivata fortissima l'interpretazione della donna morta.
Molto misurata, contenuta, pulita. Non ha avuto bisogno di "strafare" per rendere potente il suo ruolo nel "dialogo" con la poliziotta. (Anna Troiano)
Un buon lavoro che combina atmosfera, sostenuta dalla una fotografia adeguata di Eino Antonio, con l'ottima interpretazione, essenziale e senza sbavature, di Anastasia Trizna. (Antonio Universi)
Atmosfere e suspense che catturano l' attenzione in maniera spasmodica, Viene naturale scrutare il volto dell'attrice protagonista esattamente come fa lei, mentre si guarda intorno, Il pianto liberatorio della detective unito al sorriso appena accennato del "cadavere" sembra in qualche modo avere una funzione di riconciliazione e di conforto Molto molto brava Anastasia Trizna! (Manuela Boccanera)
Postcard From Mostar di Roman Stolyar
Raccontare la guerra attraverso delle immagini fotografiche , statiche e immobili nel cristallizzare degli attimi, attimi di vita normale andati persi ma che racchiudono al tempo stesso un mondo .. un mondo di emozioni, di stati d'animo, un passato che forse non esiste più e un futuro incerto,.. Tutto questo accompagnato da un suono dolce e malinconico che ricorda quello del carillon .. mentre le cartoline ritraggono in momenti diversi il volto di una donna o meglio di una maschera quasi a voler significare che di fronte agli orrori della guerra, le storie finiscono per essere tutte uguali. (Manuela Boccanera)
Il suono sibilante sull'immobilità … o meglio una mobilità “ferma”.
Una maschera … quasi circense.
E la distorsione di essa.
E poi azioni quotidiane, semplici, o emozioni che raccontano nella
fissità e movimento di un quadro fotografico…nelle sue ombre che fanno
movimento e negli occhi aperti della donna … raccontano di una città che
è stata attraversata dalla guerra e distruzione e che non può
prescindere da essa nonostante il trascorrere del tempo.
Una forma narrativa poetica, delicata, accompagnata da una musica che ben sottolinea il racconto. (Anna Troiano)
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