FOCUS - tra sogno e poesia: il cinema di Cesare Bedogné

 

Cesare Bedogné è un autore dal profilo decisamente interessante; a una formazione di tipo scientifico (una laurea in matematica e un'attività di ricerca in matematica ma anche in filosofia), fa seguito l' attività cinematografica che sembra propendere per una scelta meno razionale e questo per due ragioni soprattutto: l'aspetto narrativo che passa in secondo piano rispetto a quello percettivo/emozionale e, in seconda istanza, il prerequisito fondamentale di un pubblico attivo, disposto (più che capace, giacché tutti saremmo capaci) a completare le mancanze, viaggiare da immagine a immagine tracciando percorsi non necessariamente preventivati dall'autore.
Al Sipontum Arthouse International Film Festival abbiamo avuto il piacere di ospitare due film: Maria's Silence 2017 e The Last Step on an Acrobat 2019 entrambi girati in Grecia.


 In Maria's Silence troviamo "Un impressionante lavoro di stratificazione delle immagini che suggerisce un altrettanto suggestiva immagine dei nostri strati psichici dove tutto può riaffiorare o affondare, dissolversi o apparire, bagnarsi o bruciare".


 Attraverso un montaggio che alcuni nostri giurati hanno definito "magnetico e ipnotico" trova spazio un universo parallelo di suoni, venti, piogge e cigolii; lente dissolvenze confondono le forme rendendo l'immagine un costante "divenire", mai veramente definita.

 


 Il bianco e nero è un elemento stilistico fondamentale nel cinema di Bedogné; se da un lato amplifica la potenza poetica delle immagini, dall'altro consente un' attenzione maggiore alle forme piuttosto che agli oggetti e soggetti in quanto tali. Nel caso specifico di Maria's Silence, riesce ad amplificare molto quella sensazione di "fine estate", con i tavoli vuoti, il ristorante chiuso, la scogliera deserta e battuta dal vento... tutti elementi narrativi suggeriti dal profilmico e dal montaggio.

 


The Last Step of an Acrobat è un seguito ideale di Maria's Silence. Come per l'altro film, anche qui Maria Frepoli è l'unica figura umana, protagonista "sui generis" di queste pellicole, capace di dare corpo alla poesia che sta in ogni cosa.


" Come un sogno, come una poesia. Come un mito. Di queste tre cose "L'ultimo passo di un'acrobata" ha tanto e chi volesse divertirsi a scoprire quanti rimandi contiene questo mediometraggio greco/italiano non ha che di rivederlo. E lasciarsi andare ai giochi di associazione che inevitabilmente produce. Simbolismi e metafore si rincorrono come elementi di una fuga musicale". Ancora una volta ci rifacciamo alle parole della nostra giuria per cercade di dare un'idea al potenziale spettatore, di cosa sono i film discussi in questa sede; sogno, poesia e mito dunque.

Specifichiamo ancora meglio, sempre avvalendoci delle parole di Antonio Del Nobile.

" Ma vediamo perché Sogno, perché del sogno ha le incertezze temporali e la struttura antinarrativa.... perché Poesia? perché della poesia ha le immagini. Tutte le inquadrature degli elementi naturali sono rese poeticamente in quanto non assoggettate ad una manipolazione narrativa o frastica, ma date così, nude e crude.. I gabbiani, gli alberi e il cielo sono presenze quasi numinose. E poi c'è l'elemento umano, l'acrobata sul filo dell'esistenza, i piedi costretti a toccare la corda ma magicamente sottratti alla gravità... Perché Mito? Già il primo fotogramma è una immagine mitica, Venere che nasce dalla spuma del mare. C'è tutta una sequenza di immagini talassiche che, proprio come le onde sulla battigia, vanno e vengono. Mitico è il discorso del ciclo di vita e morte rappresentato dal palpitante nudo iniziale e dal successivo tursiope ridotto a carcassa che ospita tuttavia minuscole, brulicanti, forme di vita. Tutto il discorso a venire, l'isola, il vento incessante a tratti impetuoso, (questa del vento sembra l'immagine dantesca del canto V) il mare stesso, i ciottoli in trasparenza, le gocce di pioggia, i fili d'erba, la locanda sul mare, tutto è restituito poeticamente, perché tutto ha la cifra della bellezza gratuita".


 Il cinema di Bedogné rappresenta, a nostro avviso, un lavoro di ricerca solitario e appartato; lontano dai riflettori, non ossessionato dalla volontà di piacere e compiacere a tutti i costi, presenta soluzioni visive che in alcuni casi lo avvicinano alle avanguardie storiche. Difficile individuare autori o correnti da abbinare a questi lavori. Ci sono risonanze che portano a Rousseau, Ivens, Brakhage e persino Epstein per tornare infine in patria, da Franco Piavoli. Resta il sospetto forte che tutti questi riferimenti siano più negli occhi di chi scrive che nelle intenzioni dell'autore (dedicheremo più aventi un' intervista al regista e, forse, ci toglieremo ogni dubbio).
Intanto ci congediamo invitando il pubblico alla visione di questi film che possiamo introdurre citando i Monty Python: "e ora qualcosa di completamente diverso".


 

Commenti

Post popolari in questo blog

FOCUS - il cinema espanso di Ilaria Pezone

I vincitori della sessione "estate 2023" e le parole della critica sulla selezione ufficiale

I vincitori della sessione "autunno 2023" e le parole della critica sulla selezione ufficiale