Biagio - Una storia vera


 

Abbiamo incontrato Matteo Tiberia, regista romano classe '86 per discutere del suo ultimo lavoro.

Biagio – Una storia vera è un mockumentary intelligente e molto divertente. Il film si avvale di una scrittura brillante e mai banale e di interpreti perfetti in tutti i ruoli. Utilizzando uno stile “finto trasandato” il lavoro si contraddistingue per una regia solida, e un'ottima direzione degli attori oltre che per una sana autoironia. Felicemente disattento alle tematiche sociali più in voga, è un esempio di metacinema piuttosto ben riuscito.

La trama in breve: Biagio è un pupazzo, star del programma per bambini Saturday Club (una specie di Uan di Bim Bum Bam, per intenderci). Ma Biagio ha velleità artistiche, ha fatto il Dams e vuole porsi sulla scia del Neorealismo realizzando il suo film impegnato (Et Consumimur Igni) addentrandosi nei meandri della tossicodipendenza. Il film è il resoconto, in stile finto documentario, degli eventi che precedono e seguono la realizzazione del film.

 


1. Ciao Matteo. Come nasce e come si sviluppa l'idea di questo film?

Ciao! L’idea credo sia nata più che altro come uno sketch comico, poi mi sono accorto che il personaggio poteva avere una sua profondità, per quanto sia assurdo dirlo! Quindi poteva essere addirittura il protagonista di un (piccolo) film. Inizialmente me lo immaginavo ambientato negli anni ’50, con questo pupazzo che inseguiva De Sica o Rossellini per essere protagonista di uno dei loro film in bianco e nero. Ovviamente una cosa produttivamente infattibile, allora ho deciso di ambientarlo ai giorni nostri. Il protagonista quindi è diventato appassionato di un genere di film che è direttamente ispirato al neorealismo classico ed è molto di successo attualmente in Italia. Quando scrivi un corto una delle prime regole da rispettare è quella di farlo semplice: uno o due attori, poche scene, una location. Ecco, io ho fatto tutto il contrario: non potevo raccontare un momento singolo di questo personaggio assurdo, quindi ho deciso di fare un finto documentario per mostrare tutte le situazioni, i luoghi e le persone che incontra.

2. Facendo un facile paragone cinematografico, viene in mente subito Birdman (e  Zelig di Allen per l'aspetto Mockumentary); ci piacerebbe conoscere la tua idea (o le tue idee) di cinema. Che cosa è per te il cinema.

La mia idea di cinema è sicuramente legata al divertimento e all’intrattenimento di qualità. Mi piacciono i film in cui si fa attenzione a ogni dettaglio e in cui c’è un grande lavoro per coinvolgere lo spettatore. I riferimenti che hai citato sono azzeccati, ma ammetto di non averli avuti in mente mentre lavoravo al corto. Ho preso spunto da altri mockumentary come This is Spinal Tap, What We Do In The Shadows, The Office Uk, American Vandal e ancora di più ho rubato idee da veri documentari, in particolare Jiro Dreams Of Sushi, che parla del migliore chef di sushi di Tokyo, e Seinfeld: Comedian, sul comico Jerry Seinfeld che torna a fare stand up nei locali di New York dopo la fine della sua storica sit-com. In generale comunque lo stile da cinema verità e la macchina a mano non sono proprio nelle mie corde, mi piacciono le inquadrature ben composte e i movimenti di macchina studiati, però era necessario rispettare lo stile giusto per questa storia.

 

3. Il film conserva una nota surreale nel personaggio di Biagio un pupazzo con gli occhi da pesce degli abissi che gli altri percepiscono come assolutamente normale. Cosa c'è dietro la scelta di un pupazzo nel ruolo di una star della tv che cerca di dar sfogo alla vena impegnata?

La scelta di usare un pupazzo è sicuramente legata alla voglia di trovare un elemento fuori dal comune che spicchi e si faccia notare. Guardo anche molti videoclip e pubblicità, i miei registi di riferimento in quest’ambito sono Spike Jonze e Michel Gondry, che hanno sempre usato idee fuori dal comune per fare in modo che le loro opere siano difficili da dimenticare. Questo è un approccio che cerco sempre di replicare, il problema è quando mi fa avere dubbi su un’idea troppo “semplice”, che invece alle volte potrebbe essere vincente. 

4. Mi ha favorevolmente colpito l'alta qualità del cast (tutti nei ruoli giusti e attori diretti benissimo. Quale è il rapporto con il cast? Quale il tuo approccio nella direzione degli attori? 

Sì! La cosa di cui sono più soddisfatto è la scelta del cast, sono tutti molto bravi e perfetti per i ruoli che interpretano, tra tutti Edoardo Ferrario nel ruolo di Biagio ovviamente. Sono tutti amici o amici di amici, quindi è stato più semplice sia coinvolgerli e che dirigerli. La direzione degli attori è stato un aspetto su cui ho fatto molta attenzione, avendolo sottovalutato in passato. Ho scoperto che più della metà del lavoro è scegliere la persona giusta, ma è fondamentale anche farle capire bene cos’hai in mente perché dia il meglio di sé.


5. Quale il tuo approccio con il cinema impegnato e quale con il cinema di consumo e la tv?

Non credo molto nel cinema “impegnato”, che non vuol dire che non esistono film impegnati che mi piacciono, semplicemente credo che il valore di un film si giudichi indipendentemente dall’importanza del tema trattato. Ci sono moltissimi film che hanno fatto la storia del cinema pur non trattandone, oppure film ritenuti di “puro intrattenimento” (come se fosse qualcosa di negativo) che li trattano ma non in maniera esplicita, magari neanche volontariamente. Secondo me un problema del cinema italiano, e ancora di più del mondo dei cortometraggi, è che si è creata una dinamica per cui si sfruttano cinicamente alcuni temi sociali solo per creare prodotti commerciali per un mercato specifico, di nicchia ma che evidentemente paga. Mi sembra una versione meno simpatica e genuina dell’exploitation degli anni ’70, dove invece di sfruttare sesso, violenza e automobili veloci si utilizzano allo stesso modo temi sociali “importanti” che possono riscuotere consensi anche senza grande lavoro sul film. Il corto non è tanto una satira su questa dinamica - anzi, vengono omaggiati film che mi piacciono molto, come Amore Tossico - però effettivamente riflette la mia difficoltà a rapportarmi col cinema del mio paese.

6. Quali sono gli autori che ami di più.

Mi piacciono un sacco di cose diversissime tra di loro, ma se devo farti dei nomi il primo che mi viene in mente è Quentin Tarantino. Lo so che è una risposta banalissima, ma gli anni passano e non mi stanca mai: fa film di tre ore che mi sembra ne durino mezza, divertentissimi, epici e coinvolgenti. Tra i registi più giovani amo particolarmente Edgar Wright e il suo modo di mescolare commedia e cinema di genere. Poi ti posso citare sicuramente i fratelli Coen, Brian De Palma, il cinema anni ’80 di Spielberg, Zemeckis e Lucas, David Lynch e Tim Burton. Ma ce ne sono tanti altri...

7. Parliamo di tecnica: come giri (sia in termini di attrezzatura che di troupe)

Ho sempre usato camere diverse a seconda del progetto, di quello che ci serviva e del budget. In questo caso specifico il budget era molto basso e la Canon 5D del direttore della fotografia Cristiano Pedrocco era perfetta per muoversi agilmente tra una location e l’altra. Nei due giorni di riprese principali la troupe era più al completo perchè era necessaria un’organizzazione precisa e c’erano scene più complicate, quando invece siamo andati a girare scene e inquadrature nelle location più disparate è arrivata anche ad essere di due persone. A proposito, colgo l’occasione per ringraziare chiunque abbia lavorato al corto per l’impegno e la pazienza!

8. Il tuo prossimo progetto?

Sto pensando di sperimentare col web, pubblicare un po’ di cose molto semplici e vedere quanto pubblico possono raggiungere. Voglio divertirmi un po’ con i generi.

 

Ringraziamo Matteo Tiberia e ci congediamo con il trailer di Biagio - Una storia vera.

Biagio, una storia vera - trailer 

 

 

 

 




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