Conversazione sul montaggio con Vito Palumbo
Il montaggio è certamente uno dei passaggi
fondamentali (e delicati) del fare cinema. Orson Welles diceva che al
montaggio si possono fare miracoli e salvare film destinati al
macero, ma anche ammazzare definitivamente una pellicola che poteva
avere miglior sorte; al montaggio i produttori fanno valere le loro
ragioni sui registi artisti (che quasi sempre rilasceranno
successivamente un director's cut, che qualche volta ha il sapore di
una furbata commerciale). Sul montaggio si è sperimentato tanto, sin dagli albori del cinema. Oggi un po' tutti sanno o credono di sapere
di montaggio. Esistono tansissimi software video capaci
di fare editing di qualità ottima, cose impensabili solo quindici anni fa. Abbiamo approfittato
della disponibilità di Vito Palumbo per scambiare due parole su
questo argomento sempre attuale (e in evoluzione).
1.
Cosa è per te il montaggio cinematografico e quale il tuo approccio.
Il
montaggio è una strana arte: funziona quando non si nota. Forse
questa cosa può apparire un po’ ingrata nei confronti della figura
del montatore ma così non è perché fa parte delle regole del
gioco. Io cerco sempre di sapere il meno possibile del film prima di
montarlo. A volte evito perfino di leggere la sceneggiatura ma mi
limito a guardare le immagini e a lasciarmi suggestionare prendendo
appunti. Questo mi aiuta ad uscire dalla rigida gabbia dello script.
Tanto poi fai sempre in tempo a rientrarci.
2.
Cosa significa montare i propri film? Hai collaboratori o monti in
completa autonomia?
Reputo
totalmente sbagliato montare i propri film. Un regista è troppo
affezionato ad ogni singolo fotogramma e quando si tratta di usare le
forbici l’effetto è quello di una sega circolare che ti taglia un
braccio. Figuriamoci poi tagliare un’intera scena. Mi è capitato,
per necessità, di montare i miei film ed è stata dura. In quel caso
mi sono avvalso di un secondo sguardo che, senza pietà, distruggesse
il mio lavoro. E’ importante avere uno sguardo fresco, esterno,
disincantato sulle immagini. Per questo motivo io consiglio SEMPRE di
scindere la figura del regista da quella del montatore.
Tranne se non vi chiamiate John Carpenter.
3.
E montare i film degli altri? Quali le difficoltà maggiori nel primo
e nel secondo caso?
La
collaborazione tra regista e montatore è come un matrimonio. E’
fondamentale avere accanto il montatore giusto, quello che riesce ad
esaltare e sublimare la poetica del film e quindi del suo autore. Mi
è capitato di collaborare con registi che mi chiedevano solo che
eseguissi degli ordini ma montare non è solo unire due pezzi di
pellicola. Montare vuol dire fidarsi di un professionista, di un
artista che dia al film una propria visione. Alla fine, laddove vi
sia una perfetta sinergia, la visione del montatore diventerà il
prolungamento di quella del regista.
4.
Quanto del film si decide al montaggio? Cosa si può correggere e
cosa invece è impossibile recuperare se fatto male sul set?
Si
dice che spesso un brutto film viene salvato da un buon montaggio.
Può essere vero però anche il contrario. Credo che il montaggio sia
un momento decisivo nella produzione di un film e da non
sottovalutare. Spesso, nel cinema indipendente, il 90% del budget
viene dedicato alla fase di shooting per poi restare con pochi
spiccioli per effettuare una buona post-produzione.
Per
il resto la sala di montaggio è il luogo in cui, sempre, tutti i
nodi vengono al pettine. E il montatore diventa spesso un
equilibrista che deve riuscire a salvare situazioni complicate. Io
credo sia molto saggio portare il montatore sul set e, ogni sera,
provare a fare una filata dei giornalieri per capire, finché si è
in tempo, se vi siano situazioni critiche. Dopo il wrap party
diventerà complicato tornare indietro e recuperare.
5.
La questione software; con quale lavori e perché hai scelto quello e
non altri?
Io
ho cominciato a montare con Avid ma conosco molto bene anche Final
Cut (di cui preferivo lo storico Final Cut Pro) e Premiere. In
passato ho lavorato in un’emittente televisiva in cui utilizzavamo
Edius. Mi capita di usarli tutti indiscriminatamente ma per i
progetti importanti scelgo sempre e solo Avid. Per me resta il top.
Nei laboratori di montaggio utilizzo invece quasi sempre Premiere Pro
di Adobe.
Ringraziamo Vito per il tempo che ci ha dedicato e buon montaggio a tutti.
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