IL PASSAGGIO SEGRETO - Stefano Simone


Stefano Simone  è un regista indipendente che malgrado la sua giovane età può considerarsi a tutti gli effetti un veterano. Ha al suo attivo una filmografia variegata ma caratterizzata da una cifra stilistica ben definita e da un modo produttivo che potremmo definire “politico” per quanto Stefano lo persegua con rigore e consapevolezza, praticamente da sempre. La cifra della sua indipendenza ci ha ricordato da vicino i modi del New American Cinema che gravitava intorno alla figura di Jonas Mekas (pur con tutte le differenze del caso). Avremo con lui l'occasione di affrontare il tema del cinema indipendente e provare a fare chiarezza su un termine in diversi casi usato in modo improprio. Abbiamo incontrato Stefano in occasione dell'uscita del suo ultimo lavoro, IL PASSAGGIO SEGRETO, distribuito da X-Movie e visionabile gratuitamente on line fino al 3 di Aprile (successivamente sarà sempre disponibile ma a pagamento).
Questo il link al film: Il passaggio segreto
La trama gira attorno a un luogo misterioso, un luogo dell'infanzia e forse per questo anche un po' dell'anima, e a due amiche che decidono di tornarci dopo molto tempo. Il film è il resoconto di questo ritorno…
1. Il passaggio segreto è un film dalle atmosfere mistery che conserva un legame con il tuo primo cinema, aggiornandolo nei modi e nei tempi, attraverso uno stile più consapevole e meno preoccupato a dover dimostrare qualcosa; concordi? Cosa ci puoi dire dell'aspetto stilistico e della sua evoluzione nel corso degli ultimi anni?
Beh, sicuramente; crescendo si affina sempre più il proprio stile rendendolo più personale, evitando così anche "i tipici errori di gioventù", ossia emulare fin troppo i propri idoli. Oltretutto i più grandi registi hanno sempre dimostrato con i loro film che la miglior tecnica è appunto quella che non si vede: penso a registi come John Ford, Henry Hathaway, William Wellmann, Don Siegel; tra i più recenti invece Jarmusch, Romero, Lynch.  Sull'evoluzione stilistica, non saprei se effettivamente il mio stile sia cambiato dagli albori; piuttosto, cerco sempre di adattarmi al tipo di film che sto facendo, per cui magari alcune opere possono in qualche modo presentare caratteristiche tecniche diverse rispetto ad altre, ma in linea generale credo che la mano sia pressoché sempre la stessa.

2. Nei tuoi film, sempre più spesso, lo scorrere del tempo prende il sopravvento sulla storia narrata creando dei momenti di quotidianità e di sospensione. Ne consegue che, al di là della storia narrata e del genere scelto la quotidianità entra spesso nelle tue pellicole. Quale è il tuo rapporto con il mondo che ti circonda?
Hai perfettamente ragione, cerco sempre di rendere la quotidianità un personaggio vero e proprio e, in tal senso, l'esempio più lampante è "Cattive storie di provincia", in cui uno scrittore in crisi creativa ritrova l'ispirazione (e non solo...) osservando semplicemente chi gli sta attorno. Io sono un ottimo osservatore e vivo parecchio i luoghi che mi trovo a frequentare, per cui probabilmente queste due caratteristiche mi aiutano a tratteggiare con dovizia di particolari la "normalità" che racconto nei miei film.
3. Raccontaci la genesi de Il passaggio segreto e l'atmosfera sul set.
Ecco, Il passaggio segreto nasce dalla voglia di tratteggiare cinematograficamente un normalissimo luogo che mi ha sempre messo una certa suggestione. In più, volevo rendere omaggio al cult di Peter Weir "Picnic ad Hanging Rock": dunque, traendo spunto da un evento che mi è capitato trasversalmente quando ero piccolo, ho scritto in pochissimo tempo questo mediometraggio mistery basato tutto sull'atmosfera cupa che emana un posto in apparenza tranquillo e "banale", per di più tutto alla luce del sole. L'ho concepito anche come una sfida, ossia cercare di creare tensione ed angoscia senza praticamente nulla: solo due ragazze in un canale di una campagna... Ci siamo divertiti tantissimo a girare questo film: l'atmosfera era stupenda e durante le riprese sembrava che il tempo si fermasse ! Una lavorazione fantastica e divertente, peccato sia durata così poco...

4. Tu sei un regista fieramente indipendente; ne hai fatto una ragione di vita ben consapevole di prestare il fianco, in taluni casi, all'accusa di "amatorialità". Cosa è per te il cinema professionale e come si distingue da quello amatoriale e che rapporto entrambi hanno con il cinema "istituzionale".
Bella domanda. Si, posso affermare di essere un vero indipendente e ne vado fiero. Se altri mi ritengono "amatoriale" è un problema loro. Preciso subito che il discorso del budget, nell'ambito della vera indipendenza come la mia, non l'ho mai reputato un limite. Tutt'altro. La distinzione a mio avviso è la seguente: il cinema veramente indipendente a cui accennavo prima fatto in maniera del tutto autonoma ed in cui nel 90% dei casi la figura del regista combacia con quella del produttore; poi c'è appunto il cinema falso indipendente, ed in questo ambito di pertinenza fanno parte quelli che io chiamo "parassiti statali", ossia persone che si spacciano per registi indipendenti ma che in realtà ottengono cospicui sovvenzionamenti statali grazie a conoscenze di vario tipo; il cinema istituzionale diciamo che è quello più mainstream, però in taluni casi si possono trovare anche "grosse produzioni indipendenti". Quello amatoriale a mio avviso non esiste, l'amatorialitá non si giudica dal mood produttivo o dall'aspetto realizzativo, piuttosto da quanto i codici cinematografici vengano utilizzati correttamente, al di là dei gusti soggettivi. Esempio: ora i nuovi mezzi digitali consentono di ottenere rese visive di alto livello e dunque su standard "professionali", ma se poi non si sa utilizzare correttamente il linguaggio filmico allora il prodotto, per quanto possa avere un look accattivante, scade nell'ambito dell'amatorialtá.
5. Parlaci della tua tecnica
Scrivo prima la sceneggiatura tecnica con tutte le indicazioni utili e sul set giro il necessario che mi occorre poi in fase di montaggio. Nelle scene prettamente visive invece non pianifico nulla e mi faccio guidare dall'istinto, anche se comunque so già cosa voglio prima di andare sul set. Per Il passaggio segreto ho impostato la sceneggiatura tecnica solo per due scene, proprio perché appunto è un film narrato principalmente con le immagini. La fase di montaggio è una pura formalità, devo solo assemblare tecnicamente il girato, ma da un punto di vista concettuale il film appunto parte già montato.

6. Nonostante le tue scelte indipendenti, i tuoi film, tutti, hanno una regolare distribuzione in Italia e all'estero. Hai un pubblico di nicchia piuttosto appassionato e possiamo dire che hai dimostrato che si può fare cinema anche al di fuori dai classici sistemi e percorsi. Cosa vuoi dire a tutti quei ragazzi che si sentono ripetere che "non si può fare"?
Diciamo che, sia come spettatore che come regista, ho la fortuna di essere un amante del cinema povero, dunque in partenza i miei film non hanno bisogno di avere ingenti somme di denaro, per cui posso dire di non aver mai trovato difficoltà in tal senso. Fortunatamente poi i miei lavori hanno sempre avuto una discreta diffusione grazie principalmente alla TV ed ora allo streaming. Il consiglio che posso dare alle nuove leve è lo stesso che tanti registi ,decisamente più affermati, hanno dato in precedenza: prendete una camera e fate il vostro film senza stare a pensare a cosa potrebbero dirvi. "Non lo posso fare" non è stato mai contemplato nel mio manuale.
7. Parlaci se vuoi dei tuoi progetti futuri.
Sto scrivendo un noir contemporaneo dal titolo "L'uomo brutto", l'idea è realizzarlo dopo l'Estate. Non so se ne verrà fuori un medio o un lungometraggio, grazie alle nuove possibilità che offre lo streaming ora non mi pongo il dilemma sulla metratura.

Ringraziamo Stefano per la sua disponibilità e rinnoviamo il nostro invito alla visione dei suoi film.
Qui riproponiamo il link al suo ultimo lavoro in anteprima gratuita fino al 3 aprile: Il passaggio segreto
Qui potete vedere in streaming i film precedenti: Teca TV





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