I vincitori di Aprile 2022 e le parole della critica sulla selezione ufficiale

Si è conclusa, con la proiezione del 22 Aprile presso "La Traccia Nascosta Sound Recording", la quarta sessione del Sipontum Arthouse International Film Festival. "Una edizione dal sapore Lynchiano" affermano alcuni membri della giuria, e tutti noi, ringraziamo, come sempre, tutti gli autori partecipanti. 
 
Ecco l'elenco delle opere risultate vincitrici.

 

Di seguito raccogliamo le impressioni della critica sulla selezione ufficiale.
 
Sensitive Fate di Oren Affias
 

 Mi ha colpito molto l’utilizzo del colore e il ritmo dell andamento del passi degli attori … il procedere con un ritmo preciso . È un video che diventa un chiaro filo narrativo per il pezzo musicale .(Anna Troiano)

Azzeccata e interessante la scelta cromatica- Pezzo musicale molto bello. (Manuela Boccanera)

A metà strada tra i Chromatics di Shadow, gli Still Corners di Black Lagoon e i Beach House di Myth, il pezzo musicale (Dream Pop-rock?) è davvero interessante; se li conoscesse Lynch li metterebbe nel suo prossimo film. Il video presenta momenti di forte impatto visivo, complice anche la location scelta e le soluzioni cromatiche e visive (finalmente qualcuno che utilizza in modo appropriato il buon vecchio rallenty al posto della "slomo" di cui è pieno il mondo). Un video nel complesso molto interessante che non ha paura di prendersi qualche licenza artistica e linguistica... e il regista fa benissimo. (Vincenzo Totaro)

Everything I Could di Ben Cable
 

Siamo cioè di fronte a un "frammento di discorso familiare" . Una scelta particolarissima, un dialogo o addirittura parte di esso elevato a dignità di film. L'autore sembra dirci che tutto ciò che viene prima e dopo il frammento, le premesse e le conseguenze, lo deve creare la sensibilità e l'esperienza dello spettatore il quale è autorizzato, no, è tenuto a completare il brandello. E' come se ci trovassimo in uno scompartimento di un treno ad ascoltare nostro malgrado un pezzettino di vita di persone che non rivedremo mai più, le vite degli altri insomma, e poi per uno strano meccanismo associativo a continuare a immaginare queste vite e vicende. Qui vige la legge degli spazi bianchi, ogni cosa non detta è immaginata, fantasticata, desiderata, cercata, o temuta, avversata, evitata. Condivisibile, ma io direi obbligata, la scelta di non "cucinare" "speziare" e "abbellire" il corto con artifizi vari, compreso il commento musicale. Ha fatto bene il regista a resistere a questa tentazione. (Antonio Del Nobile)

 Indicativo che l'autore stesso definisca il film uno short/reel (bobina). Si tratta di una "tranche-de-vie" riproposta in chiave secca e senza abbellimenti (e con una regia che tecnicamente adotta una chiave minore). In negativo appare il concetto di mettere in pratica il film già a livello di idea, prima ancora che subentri la struttura (anche se all'interno di una narrazione, per quanto debole). Quindi interessante anche dal punto di vista linguistico. (Vincenzo Totaro)

Hei'er di Yehui Zhao
 
Interessante nell'idea di unire spunti d'animazione alla narrazione, aggiungono un movimento poetico e narrativo fiabesco.(Anna Troiano)
 
Lo spettatore può godere dei piccoli haiku visivi ed emotivi, gioiellini di armonia di suoni, forme e colori, il tutto all'interno di un'opera complessa. (Teresa La Scala)
 
Home's Bell di Mehrdad Parvani
L'esperienza insegnativa di una giornata particolare, finita male, di questi ragazzi messa a confronto con un'altra giornata più carica di consapevolezza, resa dalla stessa inquadratura sul cancello e dallo stesso suono della campanella di fine lezioni dice quanto basta.(Antonio Del Nobile)

l'urlo del ragazzo, cosi comunicativo, inteso e rappresentativo di un linguaggio "altro" che colpisce più di ogni parola; l'utilizzo di disegni animati in due momenti del film.
Il finale molto interessante e pieno di messaggi reali e amari in cui non si intravede alcuna possibilità di "bellezza" per nessuno dei 4 ragazzi.
Bella la struttura che si apre e chiude con un cancello e una campanella: all'inizio il cancello si apre e libera tutti... sul finale lo stesso cancello "incarcera" tutti... o forse ...li "accoglie", perché ciò che c'è fuori è peggio di ciò che c'è dentro! (Teresa La Scala)
 
Bravi gli attori, adeguata la fotografia, efficace il montaggio;  sembra un omaggio a Sleepers di Barry Levinson. (Antonio Universi)
 
Anxiety Overcome di Philippe Hamelle


Credo che l'intento del corto fosse quello di raccontare il fenomeno della depressione e della chiave trovata quale possibile via d'uscita rimanendo in una dimensione unicamente intima e interiore senza mostrarne gli effetti e le conseguenze esterne ( a differenza di come spesso viene raccontata a livello cinematografico). Partendo da questa premessa intimista non era un’impresa facile rendere il tema a livello cinematografico e il risultato mi sembra apprezzabile. Bravi e credibili gli attori. (Manuela Boccanera)
 
 Deliziosa la fotografia e i movimenti di macchina. (Antonio Universi)

Notevole la fotografia, rilassante, morbida. I due attori sono molto credibili. Importante il proposito di questo film, il desiderio di parlare della depressione, condividere quanto più possibile i propri stati d'animo. (Teresa La Scala)
 
Love di Jane Ashmore 

Corto tenero e delicato nel raccontare l’amore non corrisposto di un ragazzo autistico, le cui giornate sono scandite da orari fissi e ripetitivi nel quale la musica assume un duplice ruolo: diventa un guscio protettivo nel quale rifugiarsi e isolarsi al riparo del mondo ma, al tempo stesso, appare essere anche l’unico strumento comunicativo verso l’esterno che conosce . (Manuela Boccanera)

Il corto ti fa entrare nella vita di Oscar con autenticità, senza clamori o luoghi comuni. Sei dentro la sua routine, scandita da orari fissi, tappe fisse, canzoni e percorsi sempre uguali, rassicuranti nella loro ripetitività. Scopri l'animo ingenuo e tenero di questo ragazzone, pienamente a suo agio nel conversare con un bambino, terribilmente impacciato con gli adulti. E soffri con lui quando il sogno d'amore s'infrange contro la nuda realtà, tra le parole urlate delle sua canzoni preferite... (Teresa La Scala)
 
Lifeline: The Brothers Who Old The Same Breath di Abdullah Şahin 
 

 
Due fratelli dalla personalità nonché aspirazioni e prospettive di vita tanto diverse ma uniti non solo dal fatto di sbarcare il lunario vivendo entrambi di pesca ma anche dal fatto che l’uno presta soccorso all’altro durante le immersioni. Un vincolo fraterno(simboleggiato metaforicamente anche dalla fune alla quale il fratello maggiore è legato all’altro durante le operazioni di pesca) che rischia di spezzarsi di fronte alla prospettiva di un guadagno considerevole ma poco pulito. Interessante il contrasto ( non so se era voluto )tra gli abissi marini nel quale il fratello maggiore spera di ritrovare la propria fortuna e l’universo astrale al quale l’altro preferisce rivolgere il proprio sguardo (Manuela Boccanera)

Il rimando ai rituali della magia popolare mi hanno fatto pensare al patrimonio comune dei popoli mediterranei, dove gli spiriti sono presenze 'normali' del vivere quotidiano. (Teresa La Scala)
 
Bello l'impianto metaforico dei fratelli coordinati nel respiro, distanti dal punto di vista astrale ma legati da un vero e proprio cordone ombelicale. Ed è proprio questo fraterno vincolo, nonché risorsa, ad essere messo sotto attacco dal prevedibile losco personaggio che fa leva sul sogno di riscatto sociale ed economico dei fratelli. Bellissimo finale aperto. (Antonio Del Nobile)
 
No More di Fabricio Estevam Mira

Un pugno nello stomaco!
Immagini forti, crude. Un attore sopra le righe. Più volte ho avuto la tentazione di fermare la proiezione.
Anche l'immagine della locandina è molto bella.
Tra i libri che adoro esiste il Vangelo secondo Maria di Barbara Alberti dove la Madonna ha dubbi sul compito troppo gravoso di essere la madre di Dio. Ho pensato a quel libro, vedendo questo lavoro. (Adriano Santoro)
 
Opera suggestiva, polisemica, che mette in discussione il rapporto tra Dio e Gesù, stanco di essere cannibalizzato. Mi ricorda il poeta di Baudelaire che grida "La tua mano scivola invano sul mio petto... Il mio cuore è un palazzo profanato dalla folla... Con i tuoi occhi di fuoco, splendenti come feste, bruci i brandelli che le belve han risparmiato”. Una sofferenza che smette di essere subita e diventa un urlo lacerante d'indignazione. (Teresa La Scala) 
 
È fortemente disturbante fin dalla primissima immagine, e riesce ad "impregnare" anche lo spettatore di quel sangue e sudiciume e bruttura. Ci si trova forzatamente dentro una situazione e più che in una storia si viene catapultati in una condizione da cui non si riesce ad uscire. Molti riferimenti sono iconografici con rimandi precisi e chiari. (Anna Troiano)

God's Buffalo di Bishnu Kalpit
 
Il senso di realtà...di racconto della realtà arriva in modo forte e diretto. Mi hanno colpito molto i particolari che raccontano molto più delle parole: i piedi senza calzari, gli occhi , il rotolarsi dell'animale nell'acqua, il setaccio per il latte... etc... Raccontano di luoghi molto lontani dal nostro "sentire" e danno forza al racconto rendendolo più credibile. (Anna Troiano)
 
Con una semplicità sconcertante il documentario ci porta in una cellula sociale distante da noi anni luce. Qui vigono rapporti con persone elementi naturali e cose che si inscrivono in una cornice quasi ancestrale. Vige un senso del trascendente e del divino perfettamente integrato con la vita quotidiana. Anche i meccanismi umani hanno ancora qualcosa di atavico.(Antonio Del Nobile)

Riesce a raccontare con estrema semplicità e onestà la realtà di un villaggio sperduto in Nepal, e di un uomo in particolare, fortemente legato ad un bufalo, sia per ragioni affettive ( l’animale supplisce in qualche modo alla figura materna venuta a mancare in tenera età) sia per motivi economici ( dalla cui esistenza dipende la sussistenza dell’uomo e della sua famiglia. )La particolarità del documentario risiede, a mio avviso, nel “documentare in tempo reale, il “prima”, il “durante” e il “dopo”l’evento catastrofico: l’alluvione che si abbatte in Nepal, distruggendo villaggi e abitazioni e che rischia di trascinare via anche l’unica fonte di sussistenza dell’uomo, se non fosse per l’intervento di un altro abitante del villaggio. (Manuela Boccanera)
 
 Alden Deforming To life di Daniel Kuriakose
 

L'opera prima di Kuriakose si distingue per il suo carattere cinefilo militante e una realizzazione complessiva piuttosto intrigante. Sono talmente tanti e puntuali i riferimenti alla cinematografia di Lynch che difficilmente possiamo considerarli casuali; dal dialogo iniziale al bar (Mulholland Drive) Al dialogo con il "proprietario" della scatola (Twin Peaks) passando per le sovrapposizioni di identità (Ancora Mulholland Drive ma forse anche, e soprattutto, Strade perdute). COstruzione labirintica e dialoghi interessanti, a volte fulminanti, come questo: Lei: Alzati in piedi! Alzati! Lui: Come posso alzarmi se ancora non smetto di cadere?
Un' opera prima incoraggiante. (Vincenzo Totaro)
 
 
 
 
 
 
 


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